(Self 2006)
Dopo un’overdose di ascolti di “Donne Mie” di Federico Fiumani, ho pochi dubbi e molte certezze.
Che il nostro sia un grandissimo cantante lo sapevamo già, visto che Fiumani vuol dire Diaframma. Che il disco fosse invece colpito dal J’accuse generale della critica – asserragliata e compatta, ora, nel vedere il suo autore come colui che ha raschiato il fondo del barile – questo non lo sapevo. Comunque, escludendo ‘Confidenziale’ (del 1994, autoprodotto), ‘Donne Mie’ è suo primo vero disco solista, in cui la rabbia estemporanea si diluisce in episodi acoustic-rock (di chitarre elettriche infatti neppure a parlarne, un’ eccezione per Incendio), fascinosi e assolutamente sinceri che ricalcano la collaudata formula del punk sentimentale.
Fiumani del resto ha coraggio da vendere e non ha mai avuto bisogno di fingere.
Come quando racconta di maldestre avances fatte ad una commessa mentre l’aria lo inebriava. «Era un periodaccio» – dice – «fortuna che di lì a poco arrivò Gennaio» (L’ora più bella). Oppure quando ci confessa: «Paola mi lascia solo in una piazza perché oggi è il giorno del suo compleanno e vuole festeggiarlo con gli amici e il suo ragazzo, ed io da solo in questa piazza ho come una crisi da dissociazione»(Un’idea Paola).
Poi c’è questa cosa delle donne.
Donne che ama/ha amato (Diciott’anni), o solo posseduto. La quinta traccia si intitola addirittura Perdonami di essermi innamorato di te. Nemmeno fosse Gino Paoli. E’ la vera rivoluzione del disco, una canzone semplicissima suonabile con una chitarra semiacustica e una sequenza strofa- strofa- ritornello che dieci anni fa non avresti attribuito mai ad un Fiumani. Tutto ciò senza spasmi, pantomime circensi e altri “vinici capossela”.
Perché «quando ti chiamo e tu mi dici che sei al mare io mi identifico con tutti quelli che ti guardano il sedere, di te ho solo le briciole». Prosaico.
Il registro poi vira su un tono decisamente più serio, quasi drammatico, in Cara Elisabetta, una ballata condita di consuntivi bilanci esistenziali e desideri inarrivabili di domestici appartamenti, bombe di nulla ed amore ad ore, seguita a ruota da una gioiosa La mia ragazza dorme la domenica mattina. Ma se lo merita: «non come me che non faccio un cazzo tutto il giorno». Il resto è il racconto di come si stia bene, la domenica senza colpa, in bilico o nella propria identità coesa.
Ne La nostalgia, Fiumani ammette le sue vicissitudini all’Ira Record store, poi successivamente fallita, quando i suoi dischi restavano invenduti (toh, New Wave in “Passato Presente” non diceva la stessa cosa?!) deragliando sul come-eravamo personale, una forma di ricatto essere licenziati e rimpiazzati da due donne «impassibili come si conviene» e anche un po’conturbanti.
Ma il vecchio Fiumani non usa proprio questo lezioso epiteto.
Quasi in fine ascoltiamo il pezzo di colore. Un’idea di Paola.
La penultima traccia è dedicata all’ultimo degli eroi, il pugile Buster Mathis, e la mente vola subito al 1988, anno di uscita di ‘Boxe’, epico disco per gli aficionados del rocker toscano dall’aplomb punk. Fiumani è li lì per cedere ed invece non cade mai, non ha bisogno di sovraprodursi, di fingere o di stortarsi per farsi amare. E’ un outsider vero, non come i loser. E’ un neosensibilista, non un materialista interiore, come egli stesso confessa sul sito dei Diaframma (www.diaframma.org). Spero che questo episodio solista non muoia così, poiché «se c’e’ la morte non ci siamo noi, se ci siamo noi non c’e’ la morte».
Come diceva quel tale.
Tracce:
01. L’incendio
02. Carta da parati
03. Diciott’anni
04. L’ora piu’ bella
05. Perdonami di essermi innamorato di te
06. Cara Elisabetta
07. La mia ragazza dorme la domenica mattina
08. Amore?
09. La nostalgia
10. Un’idea di Paola
11. Buster Mathis
12. Felice
Voto: 8
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