(Cuneiform 2005)
Il Claudia Quintet capitanato dal batterista/compositore
John Hollenbeck è un intrigo misterioso e
soffocante.
Venduto come la futura salvezza del jazz; il Claudia
Quintet si agita e dibatte come un’anguilla intrappolata nella
rete.
Calderone ribollente dove si trova di tutto e di più,
Zappa, accenni Tortoise, divagazioni più
intellettuali alla Terry Riley e Steve Reich;
tonnellate di prog fumoso e mimetizzato.
Composizioni scattanti
che si tengono in piedi sulle ali di una percussività davvero
originale (quella si!); intorno il nulla avanza.
Tastiere ed
atmosfere melense sulle quali è meglio stender un velo
pietoso, stacchi e contro stacchi; una noia mortale in
genere.
Patinato e raffinato, destinato ad ascolti di prova
impianto audio (l’augurio migliore che gli si possa fare); il tutto
per individui eleganti ed altezzosi.
Se questa è la
salvezza è preferibile la vacuità terrena del metal; ma
di quello vero.
Che ci spazzi via tutti in un delirio infantile di
birra e figa (promesse mai mantenute) insopportabilmente
zotico.
L’eleganza dei movimenti è qualcosa che forse non
ci possiamo permettere.
Come al solito in casa Cuneiform
pare che il tempo si sia fermato un attimo prima della paralisi di
Wyatt.
Il coma e le sue conseguenze sulla vita
ordinaria.
E brava Cuneiform; altra sola
piena.
Risparmiate i soldini per i fumetti, è meglio; molto
meglio.
Voto: 3
Link correlati:www.cuneiformrecords.com