(A Silent Place 2006)
Fabio Orsi ed i My Cat Is An Alien splittano
tosti dedicando il tutto all’indagatore rurale Alan Lomax
(l’altisonante titolo ce lo potevano comunque risparmiare…).
Grazie
a Dio le temute gigionerie prewar folk non si
materializzano.
Fabio Orsi veleggia sulle ali della grazia lungo
un trenta abbondanti minuti di deliquio romantico chiaroscurale che
si lascia alle spalle (il pur bellissimo) “South of Me”,
una coltre dronata dolcissima che ti si avviluppa alle caviglie e non
ti lascia più, una linea pianistica satiana disturbata
dall’elettronica; Roy Montgomery in lacrime, Main del
principio senza fissità isolazionista; My Bloody Valentine
senza propulsione ritmica con i motori in fase di arresto.
Un’onda
soffice e cangiante che ad un certo punto si invola verso le stelle
grazie alla voce di un pescatore del sud (siciliano?) catturata da
Lomax decine di anni addietro. Il brano si scarta d’incanto in
un’ampia distesa assolata solcata dal vento.
Ammaliante risacca
emotiva spumosa.
Un mezzo capolavoro in poche e chiare parole.
I
My Cat alla faccenda ci girano intorno come solo loro possono fare,
inizio in sordina zoppicante, tremolii ed apparenti titubanze, poi
via, verso lo spazio profondo sospinti da un carburante che pare
essere un’emulsione distillata di La Monte Young;“Strumming
Music” incessante e maniacale ed un tossico rigurgito dei 13
Floor Elevators.
Scampanellio infinito che collassa
gradatamente sulla voce del Roberto Opalio; si rientra alla
base.
Un ottimo lavoro, Fabio Orsi ad un certo punto giganteggia
letteralmente sulle ali di un’affilata e ben strutturata malinconia,
i My Cat non si risparmiano come loro solito ma; stavolta non sono i
più bravi.
Otto a Fabio Orsi; Sette ai My Cat.
Caldamente
consigliato.
Voto: 8
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