(Häpna 2006)
Andrea Belfi è uno dei principali ispiratori della magnifica ‘primavera’ musicale, tutta italiana, assaporata poco dopo il levarsi del 2000. Una ventata di aria nuova che scardina completamente il modo, sin’ora concepito, di musica, ’anagraficamente’, sperimentale. Si passa da contesti che intendevano la pratica elettro-acustica in senso ‘puro & crudo’ a fenomeni originali di contaminazione dell’estetica elettro-elettronica (field recordings, lowercase, IDM, improv, glitch, drones) con materiali, figli diretti o derivativi vari, del folk.
Sotto i riflettori, tale rivoluzione si avvale di figure ormai seminali: pilastri di questa storia come Giuseppe Ielasi, Claudio Rocchetti, Stefano Pilia, Valerio Tricoli, Renato Rinaldi.
Ognuno di questi (seducenti) nomi ha intrattenuto ammiccanti relazioni musicali con simbologie sonore folk-eggianti…
“Between Neck & Stomach” appare dunque come un punto di arrivo nella poetica di Belfi, un consolidamento di tutto il lavoro di ricerca conseguito nel tempo. Prenderanno parte alle danze buona parte dei musicisti citati poc’anzi, confermando metaforicamente l’unione ideale e l’azione collettiva che si annida tra le pieghe dell’underground nostrano.
Serriamo qualunque discorso critico e immaginiamo di sostare sopra un territorio privo di confini, spalancato, esteso: uno solo dei tanti paesaggi immaginari dove lasciare il (nostro) pensiero libero di entrare in contatto, e quindi viaggiare, con il clima surreale di Sandglass, con i pensieri bucolico/minimalisti di Extraevil (in cui aleggia un impeccabile scontro di armonica e harmonium, decisamente sopra le righe) con le curve percussive & tribali di Sleeping with Extraevil, che molto si appresta a ricordare gli stacchi minimal-rarefatti dell’Animal Collective.
Energia romantica che sprizza da tutti i pori, satura l’ambiente con indissolubile pathos, diventa magico erotismo avant-folk, soave incontro di situazioni(smi) elettro-acustiche, pratica improvvisata e concreta…
D’altronde, solo un’anima sentimentale poteva riuscire al meglio nella foggiatura di ‘luoghi sonori’ ove, in perfetta coesione, sperimentazione e melodia aleggiano all’unisono, senza risultare né banali, né artificiosi; e ben lo conferma il lungo peregrinare sognante della conclusiva Footprints.
Voto: 9
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