Marco Travaglio ‘La scomparsa dei fatti’

 

Di Roberto Pazzi

robpaz@libero.it

 

MARCO TRAVAGLIO ‘La scomparsa dei fatti (Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni)’

Il Saggiatore 2006 – 316 p. € 15

Sorgente inesauribile (Dio lo benedica!), Marco Travaglio è l’ultimo baluardo del giornalismo italiano indipendente (ammesso che ne esista un filone).

Ogni anno sforna i suo tre o quattro libri (per qualcuno pamphlet), pieni zeppi di notizie assolutamente “vere” e documentate, ma che per un’atavica indolenza tutta italiana le persone “normali” tendono a riporre ignaviamente nel dimenticatoio.

Ed allora lui, con spirito da “riesumatore di salme” e subendo un viscerale ostracismo dei cosiddetti potenti (soprattutto politici, sia di destra sia di sinistra), lavora alacremente sulle notizie, cercando di distinguere sempre i “fatti” dalle “opinioni”.

E’ questo il concetto fondamentale del suo ultimo lavoro.

In Italia, diciamo negli ultimi quindici anni, finita cioè l’ondata purificatrice di Mani Pulite (e non di Tangentopoli, che è un’altra cosa e tuttora esiste), nel giornalismo “tout-court” hanno preso il sopravvento le opinioni sui fatti. Le notizie – quelle vere che dovrebbero interessare la gente e che servono anche a far cresce un paese ossia la sua opinione pubblica – o non vengono date o sono riportate con rilievo marginale rispetto al reale valore o vengono, peggio ancora, manipolate.

Ne volete un esempio citato nel libro a pag.237? Eccolo, e non c’è bisogno di commento.

<E’ premiato. va talento Il 13.30. delle Tg1 del conduzione alla passa Petruni la performance, questa Dopo meglio”. di far saputo avrebbe Breznev sovietico telegiornale il “Neanche Times: Financial prestigioso dal citazione una guadagna si Così accaduto. è che quel suo, modo a e sue parole con lei, Racconta l’audio. levare bene pensa Petruni, Susanna nda), Tg1, (direttore J. Clemente l’inviata Ma mondo. tutto tv giro fa supergaffe Una europarlamentari. gli tutti democrazia” della “turisti dei Schulz Martin tedesco socialdemocratico al nazista” “kapò dà Berlusconi italiana: presidenza europeo semestre inaugurale giornata 2003, luglio 2 l’edizione leggenda nella entrata ormai>

E che dire allora di quelle ignobili trasmissioni televisive di “approfondimento” (sic!) fatte spesso di chiacchiericcio querulo e sterile, con le solite marionette della solita “compagnia di giro”? Hanno lo scopo di proporre fatti veri ed acclarati, per far cresce il livello medio dell’informazione degli ascoltatori? No. Lo scopo è fare audience, magari anche sulle disgrazie degli altri (vedi alla voce Cogne, Erba, etc.), basandosi sulle opinioni dei cosiddetti “opinion makers” (preferibilmente politici, giornalisti, professori, gente dello spettacolo, etc.). Così poi alla fine la gente normale non capisce nulla: non capisce chi è il ladro e chi il derubato (ved. Tangentopoli), chi l’assassino e chi la vittima, e tutto finisce spesso nel grande calderone della confusione, della “cagnara” (vince chi urla di più) e dello stravolgimento dei fatti.

Ma quello che è più grave è che queste trasmissioni sono condotte e curate da giornalisti iscritti all’albo! Alcuni dei quali (i più influenti) in rapporto stretto con i politici di sponda amica (ved. intercettazioni citate nel libro) od altri addirittura rei confessi di aver preso soldi da organizzazioni di controspionaggio straniere (ved. CIA).

Figurarsi che indipendenza!

E non pensiate che la situazione sia migliore per la carta stampata, che tanto di solito questi soggetti guadagnano in entrambi i fronti. Anche qui il prostrarsi supinamente ai potenti di turno (od al padrone del giornale) va di moda, ed una ricompensa ci esce sempre. Tanto si vede che fine fa chi prova ad alzare la testa: viene schiacciato come un verme e magari relegato alla cronaca nera o a scrivere i necrologi. Così impari!

Dal libro la categoria dei giornalisti esce proprio a pezzi, direte voi? Ebbene sì (anche se qualche mosca bianca in giro ancora c’è, per fortuna). D’altronde come non condividere la frase in quarta di copertina?

“Se in America il giornalismo è il cane da guardia del potere, in Italia è il cane da compagnia. O da riporto.”