(NerdSound Records 2006)
La scena underground italiana pullula ormai da un po’ di anni a questa parte di band metal. Fenomeno analogo al proliferare di indie-rockers emuli di Manuel Agnelli e soci (e dunque dei Nirvana e di tutta la precedente scena eighties americana), la produzione metal nostrana può dirsi tutt’altro che originale: non che la qualità sia oscenamente bassa, ma certo si tratta di dischi che difficilmente si possono definire qualcosa di più che dignitosi – salvo casi eccezionali di ultra-sperimentazione (vedi i fantastici MoRkoBot, che col metal, però, hanno in fondo poco a che vedere).
Non sfuggono a questo discorso i None Of Us, quintetto catanese formatosi nel lontano 1998, e con alle spalle già una serie di uscite, tra le quali il promo del ’99 “Loading…”, lo split album del 2003 “Redled Vol. 2”, registrato assieme ai 1neday, e la partecipazione, col brano Twice Again, alla compilation della HATETV webzine dal titolo “Hate Tv Kufia”.
“Further Hangin’ Menace” è il loro primo full lenght, prodotto da Carlo Bellotti per la NerdSound Rercords, etichetta di Ceccano (FR), e si tratta di un disco tutt’altro che trascendentale. Volendo inquadrare il suono di Davide (voce), Filippo (chitarra), Giuseppe (basso), Daniele (batteria) e KR_ (synth e sampler), lo si potrebbe definire come una sorta di incrocio tra l’emocore che va tanto in voga negli ultimi tempi, il nu-metal e l’indie rock à la Pixies (dei quali è presente anche la cover di Debaser). Detto questo, il resto è facilmente immaginabile: robusti strati di chitarre (Breathing The Silence), ritornelli pop carichi di pathos (Beside You, In Every Whisper) e qualche pizzico di elettronica qua e la (Bleeding Through, con i suoi campionamenti, ma soprattutto i sette minuti di A Special Disesase, forse il pezzo più intrigante della raccolta, che alterna momenti di quiete a scariche di rabbia); il tutto, ovviamente, con la melodia a farla da padrona e una strutturazione dei pezzi assai convenzionale.
Nonostante la scarsa fantasia nella scrittura e negli arrangiamenti, il risultato è però passabile: inutile negare che alcuni pezzi, con la loro enfasi ed il senso di urgenza che vi è profuso, riescono a fare presa. E poi Davide è un cantante dal registro estremamente duttile ed il resto della band lo segue con precisione e pulizia. Insomma, un disco che non ha nulla da invidiare alle attuali produzioni internazionali – cosa che la dice lunga su come stiamo messi…
Voto: 6
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