(Copro Records 2006)
Nati nel lontano 1999 con l’idea di “emulare i propri idoli”, i bolognesi Biosystem55 sono giunti alla realizzazione di questo loro primo full lenght, “2000 Just To Destroy”, dopo alcuni cambi nella line up (attualmente la formazione è costituita da Giorgio alla voce, Nervo al basso, Spillo alle chitarre e Goli alla batteria), e la registrazione di un demo di sei tracce, “Fifty Five”.
La realizzazione di “2000 Just To Destroy” è da far risalire al 2004. Registrato al Red Angela Studio di Bologna con la coproduzione di Martino Buttieri, il disco è stato distribuito solo l’anno scorso in tutta Europa – merito del contratto siglato nel frattempo con l’inglese Copro Records; non deve sorprendere, perciò, che nei credits del disco figurino ancora i nomi di due dei vecchi componenti della band, il chitarrista Nillo e il bassista Skatto.
Ad ogni modo, le undici tracce che compongono la raccolta si rivelano tutte in bilico tra il trash più brutale e la pulizia (e la melodicità) delle produzioni nu – senza trascurare lo spunto sostanzialmente prog di 2.0 JTD, in cui, ad una prima parte furente, segue un intermezzo decisamente più leggero che sfocia poi in un torrido finale, il tutto per la lunghezza di oltre sette minuti.
Per il resto, pezzi come Devour, Yourself, Activated, Aura ed Everyday Tragedy tendono ad assomigliarsi un po’ tutti, imperniati come sono su robusti suoni di chitarra, batteria-schiacciasassi e cantato animalesco – praticamente tutti i cliché del genere; le principali fonti di ispirazione sembrano essere Korn, Soulfly e Slipknot. Emergono da questa colata di rabbia la tenera Think About, un delicato strumentale di un minuto e mezzo in cui la parte solista è affidata al pianoforte di Denis Biancucci e la successiva Crystal, una ballad, posta a chiusura del disco (e con ancora Biancucci al piano), da classificare senza rimpianto alcuno sotto la voce del “già sentito”.
Conclusioni: la ripetitività dell’insieme, legata alla scarsa varietà nella scrittura e negli arrangiamenti, produce, alla fine, un lungo sbadiglio nell’ascoltatore – nonostante il disco non sia in fondo totalmente disprezzabile. Il problema è che ai Biosystem55 manca la fantasia – e non è un problema da poco…
Voto: 5
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