(Sirr-ecords 2006)
L’ascolto di “Three Compositions” non ha suscitato particolare ammirazione – ed emozione – da parte degli addetti ai lavori – interessati al ‘suono elettro-acustico e più volgarmente denominati critici – divenendo così, all’esterno, un semplice sunto e/o raccolta di qualche ‘discreto inedito’ (ri)messo in campo dall’artista / sound-designer americano.
In effeti, ciò che troviamo tra le nuove uscite di casa Sirr è una (ben assemblata quanto ‘eterea’) raccolta in cui l’outsider Kenneth Kirschner innesta al proprio cuore tre composizioni di una notevole consistenza, in merito a tempo – esteso – e pathos da sfrenato architetto ambient(ale). Un trittico di carezze elettro-acustiche costruite seguendo diverse elaborazioni e accoppiamenti, i cui titoli, con fare spartano e secco, recano semplicemente la data temporale della creazione (ultimata). Una visione globale indica entrambi i brani, come si accennava poc’anzi, all’interno di una corporazione sonora dal tangibile carattere ambient-isolazionista. In taluni frangenti, se non avessi visto presenza esclusiva di piano e percussioni, avrei tranquillamente pensato di udire, con tutta certezza, possenti drones soffiare vorticosamente e infrangersi, a tratti, tra oggetti di metallo, echeggianti e primitivi. E difatti, se a tratti rievochiamo gli spettri di Robert Rich & Zoviet France, possiamo (ri)allacciare la spigolosa mano di Kirschner alla verve oltranzista di un Jason Kahn, personaggio di sicuro ‘attuale’ nell’emisfero elettro-contemporaneo.
Ragion per cui, notiamo con piacere che il nostro Kenneth aveva già certe idee ben chiare – in fatto di (eco)minimalismo ed elettro-acustica scarna – nel lontano 1997; visto che l’ultimo saggio, il più lungo e irreale, risale a proprio a quegli anni lì.
Voto: 7
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