(and/OAR 2006)
Marc Behrens e l’iberico Paulo Raposo non sono nuovi a ‘doppi ménage’: due musicisti, due scuole differenti, legate dalla sperimentazione elettro-elettronica di confine che sovrappongono sforzi, quanto e soprattutto idee, dal 2001; arrivando ad emettere alla luce, anche un primo lavoro intitolato “Further Consequences of Reinterpretation”, premiato dal Goethe-Institut di Lisbona nel ’03 e licenziato, sotto ‘forma’ discografica, dalla label iberica di nicchia, Crónica.
“Hades”: suoni di mare, suoni e respiri provenienti da banchine pregne di malinconia, rumori di acqua che scorre libera, senza confini, echi di un mare – portoghese in senso geografico e globale/vasto in senso spirituale – e del popolo che lo abita quotidianamente, ‘solcando’, navigando da secoli i suoi profondi sentieri.
Se alle volte si è usato, anche ingiustamente, il termine eco-ambient per indicare formule strutturali armoniche ove celavano connubi – anche indiretti – tra apparecchiature strumentistiche e/o elettroniche e rumore – noise – ambientale, mai come ora, in “Hades”, diviene imperativo e dovuto segno di rispetto, nei confronti delle menti creatrici, focalizzare l’intero assetto organico dell’opera sotto simili coordinate. Qui, la natura batte orgogliosa ed è la vera protagonista di composizioni-registrazioni che prendono in esame, principalmente, i porti portoghesi e i traghetti che ci vivono dentro, registrandoli in fasi alterne: alle volte quando sono in movimento e, quindi, a pieno regime lavorativo, in altri frangenti, quando sono privi di ‘vita’ e silenti, sospesi a galla tra l’acqua ferma, o in burrascosa tormenta.
Il lavoro è arrangiato secondo una schema narrativo unico, sospeso-frammentato a mò di capitoli (sonori) da quattro parti distinte. Lavoro decisamente coerente, elettro-acustica / concreta pura e cruda, proposta con gentilezza e strutturata con arguzia, priva di momenti indefiniti, o meglio ancora, ‘no-sense’. Registrazioni di campo precise, nette, chirurgiche – in fatto di perizia e pulizia – dotate di una vasta gamma di frequenze basse – low fidelity – impressionanti.
Ero nel dubbio se usare la chiusura, riflettendo lo spirito ‘ancestrale’ di “Hades” su altri luoghi (di stampa) ma non resisto dalla succulenta tentazione di porre un punto a questa storia, fatta tutta di ‘mare’ e musica, servendomi delle parole pubblicate su Earlabs in virtù del cd:
‘… “Hades” is one of and/OAR’s strongest releases to date and diligent listening will prove to be both rewarding and enjoyable. This is an opportunity to hear contemporary sound art in one of its best moments with the perfect blend of phonography and masterful processing… ‘
Voto: 8
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