Di Loredana Guerrieri
Recensione al libro di Silvia Casilio «Il cielo è caduto sulla terra!». Politica e violenza politica nell’estrema sinistra in Italia (1974-1978), Roma, Edizioni Associate, 2005.
Se fare storia significa ricostruire un determinato evento, un periodo, un insieme di fatti nella sua complessità, questo è stato indubbiamente l’obiettivo che ha spinto Silvia Casilio a scrivere questo libro.
L’autrice si è cimentata nell’analizzare un momento particolare della storia del nostro paese che va dal 1974 al 1978, tentando di non trascurare gli aspetti politici, sociali e culturali. Il viaggio intrapreso dalla Casilio inizia dal 1974, l’anno che, se da una parte con il referendum sul divorzio inaugurò la «stagione dei cambiamenti», dall’altra rappresentò il momento cruciale in cui i paesi occidentali vissero una delle più gravi crisi economiche della storia contemporanea. Il cammino dell’autrice termina nel 1978 che sancì il declino di uno dei gruppi armati più noti della sinistra radicale, le Brigate Rosse, e che rappresentò nel panorama politico italiano un saliente momento di passaggio nella storia repubblicana: il fallimento del «compromesso storico» e l’avvio di una nuova fase politica.
Silvia Casilio ricostruisce, in maniera puntuale e attraverso una prosa fluente, la storia dei più importanti movimenti dell’estrema sinistra italiana che si mossero in una variegata e complessa galassia di personaggi, di eventi e di azioni.
Tornando all’assunto iniziale, cioè quello secondo il quale fare storia significa principalmente ricostruire un periodo nella sua complessità, gli anni settanta – un periodo spesso trascurato dalla storiografia contemporanea – appaiono in questo libro non solo come gli anni della lotta armata, del terrorismo, della violenza, dei morti per le strade e sulle piazze o come gli anni in cui parecchi giovani si sentivano “impegnati” a compiere una guerra, una «guerra senza esclusione di colpi», una «guerra spietata». «Il cielo è caduto sulla terra!» descrive quel periodo anche come il momento in cui “altri” giovani, perseguendo l’«idea» di una rivoluzione sui generis e nell’intento di «moltiplicare per mille la propria voglia di cambiare il mondo», tentarono di introdurre nuove forme di comunicazione politica. Grazie all’esperienza del proletariato giovanile prima e del movimento del ’77 che innescò nuovi impulsi, si ebbero, infatti, le prime sperimentazioni di un linguaggio nuovo e lontano dall’universo segnico tipico del «gergo politico nazionale». Così, anche attraverso la nascita di nuove riviste e di radio e TV private, gli happening, il teatro improvvisato in piazza, gli slogan ipersurrealisti, i caroselli, i girotondi, i giri di parole e le filastrocche introdussero un nuovo modo di fare politica.
In questo contesto, inoltre, la Casilio tenta anche di chiarire le ragioni della sconfitta del movimento di contestazione del ’77 – spesso dimenticato o considerato marginalmente dagli studiosi – che può ragionevolmente essere ritenuto un vero e proprio anticipatore di «processi» e «tendenze» che negli anni ottanta avrebbero iniziato a farsi più manifesti.
Nell’ultima parte del suo libro l’autrice affronta un argomento sul quale sono stati versati fiumi d’inchiostro, ma che rimane comunque uno dei più grandi misteri della storia repubblicana: l’Affaire Moro. La sua analisi non si limita solo alle implicazioni relative all’assetto politico del paese che si ebbero in seguito a quell’evento tragico, ma si spinge oltre. Il suo studio si allarga al dibattito prodotto all’interno del movimento e in altri settori della sinistra sull’uso della violenza e sugli sviluppi della lotta armata dopo il rapimento e l’uccisione dell’uomo politico, definito dai brigatisti del nucleo storico, come il «nemico di classe».
«Il cielo è caduto sulla terra!» vuole essere tutto questo. Bisogna dare merito alla Casilio che con la stesura di questo libro ha cercato di aprire un varco all’interno della storiografia contemporanea, se si pensa anche ai documenti (manifesti, volantini, canzoni, fotografie) utilizzati in questo lavoro e che solitamente nella ricerca storica non acquistano il rango di “fonte”. La giovane studiosa è riuscita, così, a portare alla luce particolari “ombre” e personaggi che pure, a modo loro, hanno avuto una voce ed un ruolo nella storia politica e culturale del nostro paese.