(Western Vynil/5jve Roses Promotion/Wide 2007)
Il secondo lavoro dei Bexar Bexar (cronologicamente succede al fortunato “Haralambos”) è senza dubbio alcuno quanto di più piacevole abbia ascoltato in ambito indie dall’inizio del 2007.
Tutte le tracce sono di un’intensità disarmante: un velo di malinconia sotteso all’ampio respiro della chitarra acustica e dei delicati mondi sonori evocati dai synths.
Difficile indicare la composizione migliore, giacché ogni canzone offre un’emozione unica da godersi istante per istante, catapultati per dieci volte (questo il numero delle tracce totali) in dieci dimensioni differenti. L’oime, il filo conduttore, quella sensazione di ambiguo calore che pare scaturire anche dalla copertina: il mare in bonaccia, immobile nel suo fluire su se stesso, sempre meraviglioso e un gigantesco pesce morto adagiato su di un’imbarcazione, di fronte ad un ragazzo le cui labbra immagino essere impastate dal sole e dalla salsedine.
Immaginifico.
Voto: 8
Link correlati:www.myspace.com/bexarbexar