Di Alberto Spatafora
(Seneca Edizioni/ pp. 152 – € 13,00 – Dic. 2006)
14 short stories, attraversando la perversione,
la solitudine, la noia, l’ignavia, la ribellione, il crimine
il fallimento, la sconfitta. Antonio Giugliano ha
scritto quasi tutte queste 14 short stories in prima persona,
in presa diretta, evitando di rifarsi a schemi per polli
d’allevamento o da manuali creativi per creativi:
niente binari prestabiliti, né zuppe narrative
preconfezionate; scotte, eppure pronte per l’uso
– ma quale uso? – in una parola, indigeste. Semmai
l’arte ha una sua ragione di esistere questa è nella sua
amoralità. Non ci piace quella che viene
spacciata per arte in televisione alle sette della sera.
In questi racconti l’assassinio di una prostituta
viene così narrato allo stesso modo del coito con una
cagna, scambiata, in una notte di sbronza, per la propria
ex; di una lite coniugale in un matrimonio
fallito, di pseudo-reminiscenze della scuola
media, di un alcolizzato lasciato dalla propria
amante per un altro che scopa meglio:
il precipitare del quotidiano nell’abisso, ovvero temi
volutamente banali visti però dal di dentro, immedesimandosi
nella psicopatologia del mediocre, del vinto, del fallito, del ribelle che è
in tutti noi, con tono a volte ironico e grottesco, dal
finale spesso tragico. Questi racconti sono avvincenti,
si leggono in un fiato ma hanno il pregio
che non si consumano subito; resta dentro un che d’amaro:
la sensazione che possiamo essere anche noi
uno di quelli lì.
Voto: 10
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