(Canebagnato Records 2007)
In questi ultimi anni c’è un movimento di riscoperta della dark-wave che parte dai trentenni italiani (influenzati dalle bordate intimistiche dei Cocteau Twins e ovviamente dalla scuola Cure) e arriva fino ai teen tramite la deriva post-pop dei Sonic Youth. Un esempio su tutti, la In The Bottle Records con i Flap e i Replace the Battery: etichetta neonata che riscopre il sentire emo-post-rock di scuola Morr/4AD.
Anche il nuovo e primo lavoro dei Mauve si inserisce in questa corrente (ormai) barocca. Il loro primo EP -di quattro canzoni- ci riporta ai temi noti ormai dal pubblico post: cavalcate progressive di chitarre malinconiche alla Johnny Marr, suoni delicati che sfociano in crescendi noisy e atmosfere oniriche costruite su castelli di effetti che ricordano i padrini Mogwai.
La produzione, pur ricadendo in schemi riconosciuti ormai come standard pop, non manca di omogeneità e di coerenza. Il suono del trio piemontese culla l’ascoltatore in un ambient che potrebbe ricordare i Seefel senza loop: un mondo di sentimenti pastello che allieta senza stravolgere, che ci fa rilassare senza intellettualismi, puro feeling, essenza rocksoul. Attendiamo seduti sul sofà la prossima prova, sperando nel botto. Gli eredi dei Giardini di Mirò?
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Voto: 7
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