Enrico Brizzi, Maurizio Manfredi ‘Bastogne’

 

 

 

 

 

 

 

Di Valeria De Stefano

valeriafrusciante@yahoo.it

C’era il coniglio di Alice. C’era il proverbio il tempo è denaro. C’erano gli epigrammatici filosofi prima di Socrate: non ti bagnerai mai nello stesso fiume. Una serie di parole e cose che ci hanno ancorato allo scorrere inesorabile. Ma soprattutto c’era lui, il tempo. Il tempo per sé, per la noia, il tempo per sorseggiare il caffè al tavolo di un bar e ascoltare i mormorii dei vicini. Qualcosa di colpo cambia, può permanere solo nelle sinapsi dei non amnestici. Quella terribile giunzione nervosa tra fibre e cellule nervose, sapete, che alcuni odiavano nei nonni. Ci sono le graphic novel: quella cosa che esiste da almeno trent’anni per non dire cinquanta nel fumetto, di cui molti appena adesso rammentano. Ha iniziato a battere il suo cuore perché ha trovato un’etichetta che per allure ‘inglesizzante’, che fa tanto vedo gente, faccio cose, è improvvisamente diventata evidenza anche in Italia. Ne è passato di tempo dal 1996, quando Bastogne, romanzo di Enrico Brizzi vide la luce in libreria, uscendo con le ossa spezzate dalla critica che malvolentieri apprezzò l’efferatezza dei quattro protagonisti e la misoginia dell’autore. Alla fine vendette 300.000 copie e fece parlare per lungo tempo di sé. Oggi esce sotto forma di graphic novel (aka fumetto) grazie ad una collaborazione dell’autore con Maurizio Manfredi (talentuoso fumettista, autore di Superanarchico!). Il titolo, che evoca una sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale, ci fuorvia. In realtà la vicenda è ambientata agli inizi anni 80. Fatti, persone e luoghi rappresentano un omaggio all’immaginario collettivo di quegli anni. Ne sono un esempio i quattro protagonisti, insieme drughi di Arancia Meccanica e parenti del trio Zanardi- Colasanti – Pietrilli di Andrea Pazienza. La storia è ambientata Nizza, ma è impossibile non rivedervi la Bologna, o meglio l’Italia degli anni 80, decennio tragico, b-side della potenza craxiana e industriale, comunque riccamente descritta nei locali, nella vita universitaria, negli abiti, nei poster, nelle vespe. I quattro protagonisti (Cousin Jerry, Ermanno Claypol, Raimundo, Dietrich) confermano il rigoroso stereotipo sesso-droga-rock’n roll, Con boria da viveur e altezzosità propria del loro ceto di appartenenza, essi rapinano, uccidono, violentano, compiono atti vandalici spinti da quell’edonismo reaganiano e da quel desiderio di sopraffazione di cui il fattore tempo saprà presto delimitarne il perimetro. Il tutto, confessò Brizzi undici anni fa, è dedicato a “certi” amici, ma anche a noi arrivati dopo e più affezionati all’eroe buonista Alex D (Jack Frusciante è uscito dal gruppo) un Holden in miniatura. Il progetto è ambizioso, anche se in più punti il debito con Pazienza, Scozzari e altri sodali della cerchia Prima pagare-poi ricordare è sempre più profondo e rischia di tramutarsi in un poco sportivo copia – incolla dall’originale.

Bastogne; Enrico Brizzi, Maurizio Manfredi ;

Baldini Castoldi Dalai editore; 2006