(Angus Records 2006)
Non si capisce dove vogliano andare a parare i Radio Havana quando si autodefiniscono band hardcore rigorosamente made in Italy e garantiscono (con le dita incrociate) di non subire influenze di sorta. Alla fine titolano il disco in inglese, cantano in inglese, scopiazzano in lungo e in largo Millencolin, Bad Religion (quest’ultimi in scala ridotta!) etc. etc etc.
Insomma: l’esterofilia incombe. Eccome.
Più melodici degli Strung Out (Free my mind), meno indemoniati di una garage band, più cazzari degli americani Lagwagon, meno cazzuti dei Pennywise (Lies) sicuramente veloci (Goodnight), tirati, anzi: tiratissimi (Hollow. L’outro è anche una copionata in piena regola da Anesthesia dei Bad Religion) scanzonati, come il south punk suggerisce.
Ma in realtà sono un vero monumento alla noia mortale, un po’come una pub band di ragazzini in via di sviluppo. Perché? Perché questa roba è vecchia come il cucco e nessuno sa che farsene.
Se siete in un periodo di carestia del rock e non sapete che cosa ascoltare, abbassate la guardia e prendete in mano ‘Dream on’. Forse alla radio li passerebbero, anche se non cantano di sfighe – di cui la radio va ghiotta. Comunque questo disco lo hai ascoltato mille volte e ti resta nelle orecchie, ti può piacere come ti piacevano a 14 anni i Sum 41 e i Green Day di Warning , che adesso non ti piacciono più.
Voto: 3
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