(Innova 2007)
Quella di John Morton è arte di ingranaggi in
movimento in assenza di stridori.
Sottili lamine metalliche in
libera vibrazione, autoprodotte ed estirpate a forza dal proprio
inconscio, gioco di magici incastri luminosi; un panorama sonoro
consacrato al concetto di risonanza.
Compositore
atipico, costruttore di strumenti, Morton, con il suo lavoro
certosino, può esser affiancato (senza sbagliarsi più
di tanto) all’espressione aliena e
febbricitante di compositori trasversali quali Harry Partch,
Conlon Nancarrow e John
Cage, la magia tribale dei Gamelan indonesiani e le nubi
trasparenti di “Music For 18 Musicians” di Steve
Reich.
Music box celestiali,
manipolate ed alterate, spesso trovate lungo
i bordi di una ricerca continua, azionate manualmente od in modalità
meccanica, il risultato ottenuto, sempre nei paraggi del più
puro stupore a bocca aperta.
Risonanze infinite, composizioni che
si muovono nei pressi della materia sogno,
un’alternanza continua suono-silenzio, che lascia letteralmente
allibiti.
Una delle uscite più intriganti per la Innova,
classificarlo sotto la sigla sperimentale,
è tentativo fuorviante e maldestro di
catalogarlo.
L’aggressione è un concetto assente da queste
parti, semplicità, trasparenza, stratificazioni timbriche
gentili, melodie e ritmi da bolla di sapone trafitta da raggio di
sole; questo è quello che troverete dentro questo prezioso
lavoro.
Ascoltarlo in una
giornata calda, prima del morso del caldo; è esperienza
inebriante.
Ascolto/stupore/ascolto/stupore.
Voto: 8
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