@Saragozza, 7 luglio 2007
Di Paolo Rossi
Quest’anno il festival di Monegros (la vasta zona desertica alle porte di Saragozza) ha potuto vantarsi di una line-up da acquolina alla bocca, tant’è vero che i parecchi spagnoli con cui ho avuto modo d’intrattenermi (notevoli le loro accoglienza e cordialità) mi confessavano candidamente di aver preferito questa di maratona, rispetto alla ben più famosa del Sonar. Autechre, Snoop Dogg, The Orb, ADF, Black Dog, Richie Hawtin, Derrick May, Underworld: per farla breve, ogni genere relativo alla scena elettronica (o quasi) aveva qui in Spagna il suo più illustre vessillifero. Chi è accorso sperando nell’evento droghereccio di bibliche proporzioni si è invece trovato immerso in un immenso party dai toni rilassatissimi ed estranei alla logica del raver-tipo. Con già in mano il programma pochi minuti dopo l’arrivo mi staccavo con una scusa dal gruppo per potermi godere la mia regata in solitaria: di lì a poco avrei solcato oceani di silicio, sulle cui superfici si sarebbero riflesse le cupe cime dei massicci di molibdeno. Impossibile seguire tutti i live acts, divisi per stages. Indispensabile dunque prepararsi una scaletta o lasciarsi attrarre dalle vibrazioni più consone al proprio mood. Alla fine della electro-kermesse annotavo sul taccuino la mia presenza agli shows di: Snoop Dogg, Underworld, The Orb, Black Dog, Autechre, Asian Dub Foundation, Richie Hawtin, Derrick May, Umek e Marco Carola. Molto funky (e funny) il rapper statunitense, che dal vivo impressiona per il leggendario flow ed il timbro sorprendentemente meno nasale rispetto alle uscite su disco; bagno di folla per gli Underworld, con il pubblico in delirio per “Born Slippy” ; ADF efficaci come sempre anche se privi della presenza di Dr. Das; saltellare insieme ad un’attempata signora seguendo i loops di “Little Fluffy Clouds” degli Orb è stata un’emozione più unica che rara; difficile trovare difetti all’esibizione di Hawtin, il più osannato, maniacale nei dettagli e glaciale nella loro (s)composizione, esibitosi di fronte ad un vero e proprio esercito danzante; caldo e raffinato Derrick May, il padre della techno-soul; asfissianti e a tratti claustrofobici Umek e Carola. Veniamo al dunque: vedere decine di migliaia di persone ballare Sven Vath, voltarsi e accorgersi che per gli Autechre ce ne sono appena cinquecento è stato un bel colpo ma tant’è… Ad ognuno il suo. Entusiasmante l’esibizione del duo di Sheffield che per un’ora intera ha galoppato a bpm elevatissimi e contundenti: eccezionale il modo in cui ritmiche perverse si aggrovigliano a sviluppi melodici complessi e quasi nascosti ma meravigliosi per un orecchio allenato. Un percorso iniziato quindici anni fa con “Incunabula” ed “Amber” e che in questa occasione ha visto la premiata ditta Booth e Brown proporre composizioni dal loro ultimo “Untilted” , da “Confield” e dall’ ep “Anti” . Pubblico soddisfattissimo: lo stesso che un paio d’ore prima aveva accolto calorosamente la presenza dei Black Dog. La loro era stata infatti l’esibizione che più mi aveva colpito: classe a vagonate per i pionieri della Intelligent Dance Music (andatevi a ripescare il loro capolavoro, “Bytes” ) , che ancora oggi dimostrano di non aver perso il loro clamoroso potenziale profetico. Chissà cosa s’inventeranno gli organizzatori per la prossima edizione: di sicuro sarà un’impresa ardua ripetere il successo di quest’anno.
Voto: 10
Links: http://www.warprecords.com
http://www.monegrosfestival.com