(Mammagamma Records 2007)
Tendenzialmente, un disco come questo del bergamasco Alessandro Cecchini, vero nome di Alex Snipers, o si ama o si odia. Le sedici tracce che lo compongono, infatti, si basano su una miscela scheletrica e stralunata di folk, country e blues, un po’ come se Bob Dylan e Neil Young si divertissero ad imitare Syd Barrett e Daniel Johnston (o, almeno nel caso di quest’ultimo, viceversa). Facile, dunque, di fronte ad un’opera del genere, che critici ed ascoltatori si dividano in due categorie: da un lato, i feroci detrattori, quelli che ascoltando “Slackness” pensino ad uno squallido esercizio di solipsismo autoriale (l’umore da home-made records, da disco-registrato-in-cameretta-con-soli-portatile-e-chitarra, aleggia innegabilmente su tutte le canzoni); dall’altro, gli ammiratori sfrenati, che vedano nell’opera di Cecchini un’eccellente saggio di songwriting sgembo e allucinato.
La verità, ammesso che esista, forse sta nel mezzo. Nel senso che tracce come Wasting Time/ Wasting Life, Time To Change, Letter To Scotty Moore, Strange Kind Of Blues, We Are Spinning, The Final Cut o Today-song, sono sì intriganti all’ascolto, ma probabilmente più per la forma che non per la sostanza. Perchè l’approccio amatoriale ed obliquo (la produzione non levigata, il canto e chitarra non sempre intonati – l’approssimazione del tutto, insomma) non cancella il fatto che di canzoni così ne sono state scritte, se ne scrivono e se ne scriveranno a decine; per inverso, ciò non toglie che il lavoro di Snipers risulti a tratti davvero divertente e riuscito, seppure meno originale di quanto non possa sembrare ad un primo ascolto.
Morale: un disco buono, più che sufficiente, ma non il capolavoro che Cecchini probabilmente vorrebbe farci credere.
Voto: 7
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