@Bronson Ravenna 22/09/07
Di Marco Paolucci
Arrivo giusto in tempo dopo un pellegrinaggio per un distributore di metano in zona Ravenna, trovato naturalmente chiuso. Pena ulteriore per le nostre magre finanze al ritorno, ma questa è la dura legge del rock’n’roll. Entriamo al Bronson e prima sorpresa, per tre quarti del locale la presenza inusuale di sedie e poltroncine occupate ci fa capire che qualche minuto di anticipo sulla partenza avrebbe giovato. Lo scrivente individua alla sua sinistra il vinile del primo album della Newsom ‘The Milk-Eyed Mender’ e immanentemente aumenta la sofferenza delle sue finanze con un acquisto graditissimo, dato che è caro, vecchio amico vinile. Qualche minuto di attesa e l’apertura dello show viene affidata ai Moore Brothers, duo acustico americano che accompagna Joanna Newsom nella sua tournèe. Due voci, una chitarra, paiono una brutta copia degli America leggermente più slacker ma con tanta buona volontà. Un set di circa mezz’ora che a tratti interessa ma per la quasi totalità riduce il tentativo di folk acustico che il duo porta sul palco ad una noia mortale, che ha come unico risultato lo sguardo compulsivo sull’orologio, per capire fino a quando bisogna torturarsi in questa maniera. Finalmente lo strazio finisce e arriva sul palco colei per la quale ci siamo imbarcati in un pellegrinaggio di centinaia di chilometri. Timida e riservata dietro alla maestosa arpa Joanna Newsom si accompagna ad una formazione comprendente una violinista, un banjonista mandolinista e un percussionista. L’intesa con la band è ottima e la Newsom si diverte a suonare e declamare i pezzi tratti dalla sua produzione, passando tranquillamente con naturalezza da ‘Milk-Eyed Mender’ al suo ultimo album ‘Ys’ con una puntata anche un brano tratto dalla sua ultima uscita costituita dall’ep ‘Joanna Newsom & The Ys Street Band’. Puro folk, pura gioia di suonare che riceve ad ogni conclusione del brano ovazioni dal pubblico affascinato da questa terrena ninfa. Nota di merito, durante il concerto della Newsom il bar viene chiuso, così da permettere una concentrazione adeguata sia del pubblico che della band stessa. Dopo un’ora e venti la band saluta il pubblico e se ne va, mentre uno sperato e reclamato giustamente a gran voce bis non arriva e l’accensione delle luci della sala ci fa capire che la magia per questa sera è finita.