Due Recensioni a confronto Siori E Siori. Cliccare Prego!!!
Prima Recensione di Matteo Prebianca
MIO FRATELLO E’ SATANA
Nuovo lavoro in casa Boring Machines: Satan is my brother
Il mini-album di cui voglio portarvi alla conoscenza non è certamente Papito di Miguel Bosè. Quindi potete stare tranquilli. Satan is my brother non sono un gruppo metal, a discapito del nome. Questo quartetto formato da basso, batteria, trombone, sax intrisi, in modo non invadente, dalla elettronica, sono oltre la concezione di musica “da sentire”.
La loro opera si compone di “solo” tre tracce della durata complessiva di 31 minuti (come se quel minuto in più enfatizzasse il loro legame ironicamente trasgressivo con il dio degli inferi). Ora prendete gli ottanta album a cui siete profondamente legati, spaccateli metaforicamente, uniteli, impastando bene il tutto e avrete, forse, questo mini-album tra le mani. Non è riduttivo, non è originale, ma è molto bello.
Rilassa le menti, rivoluziona la concezione del sostantivo “arte”, supera i dogmi musicali e strizza l’occhio alla sperimentazione senza pippe mentali. Come hanno fatto i quattro musicisti durante la composizione, l’ascoltatore di queste tre tracce dovrebbe diventare un film-maker, girando un cortometraggio cerebrale con un lungo piano sequenza.
Una droga senza rischi e sana per l’intelletto. E costa anche poco!!!
In difesa della macchina noiosa (ndr: Boring Machines è la loro etichetta discografica) non posso aggiungere altro. Non hanno bisogno di avvocati…del diavolo.
Seconda Recensione di Marco Loprete
Satan Is My Brother ‘Satan Is My Brother’ (Boring Machines 2007)
Avete presente “Strade Perdute” di David Lynch? Ma si, quel guazzabuglio incomprensibile in cui un uomo, Fred Madison, finisce intrappolato in una sorta di cortocircuito spaziotemporale ed è condannato a ripetere all’infinito sempre lo stesso frammento della sua esistenza? Ebbene questo disco dei Satan Is My Brother, dal sinistro omonimo titolo, potrebbe essere la trasposizione in musica dell’ incubirico lungometraggio del genio del Montana.
Le tre tracce del CD (pensato in effetti come colonna sonora di un film girato dal quartetto milanese) mescolano con disinvoltura dark ambient (con l’elettronica che spesso declina in chiave rumoristica) e free jazz, evocando atmosfere oscure, torbide, ossessive, ai limiti dell’orrorifico.
Sebbene affascinante, però, il disco risulta in alcuni momenti un po’ noiosetto: data la durata dei brani (nessuna delle tre tracce è inferiore agli otto minuti), una maggiore ricchezza in fatto di suoni ed arrangiamenti certo avrebbe giovato ad un opera che, comunque, merita di essere premiata per il coraggio e l’audacia. Voto: 7
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