(Setola Di Maiale / Pezzente Produzioni 2007)
Ho bisogno di un segno forte, qualcosa che neutralizzi l’assurdo
in agguato fuori la finestra.
Qualcosa di disturbante, un impatto
onesto con la realtà.
Perfetto.
Due stereo portatili, un
altro rotto suonato sui contatti, cd preparati, dei piatti, un
archetto; questo è Marino Josè Malagnino (Pezzente
Produzioni_Nuova Musica Rurale).
Batteria,
piatti, oggetti; questo è Stefano Giust (Setola Di
Maiale).
“Nulla Esiste” vaga solitario, un killer
a sangue freddo registrato dal vivo all’Hybrida Space.
Periferico
per disposizione d’animo, molto poco razionale, un esorcismo?
Sposta
masse pesanti non poco, le lascia strusciare, stridere per l’attrito
con il pavimento.
Nel frattempo rilegge e traduce lo spazio
circostante.
Giust lascia cadere blocchi di suono sincopato in
rotta di collisione continua, metalli e legni, cocci di bottiglie
rotte sotto i piedi, nevrosi da industria pesante; sudorazione
cospicua.
Malagnino rilancia, echi lontani di un ricordo bucolico
immaginato per poco, la strada rumorosa più in basso ne ha
ragione nel giro di breve, ne resta in piedi l’assenza; e non
è proprio rassicurante.
L’incastro incepposo che
apre il secondo brano è esemplificativo.
Phil Minton
e Roger Turner per disposizione d’animo non son poi troppo
distanti, l’emissione vocale/bava sostituita da un riff di chitarra
intercettato nell’etere.
Mette a disagio, costringe a soffermarsi;
cortocircuita ingegnosamente la consuetudine bolsa dell’ascolto
svagato, la intercetta, la placca in presa e la costringe immobile in
terra, dopo di che la sostituisce con la propria circolare visione;
ed allora son cazzi.
Non c’è via di mezzo, o ti alzi e
spegni l’impianto; o gli presti attenzione.
Non ci son
cazzi…
Costringe a riflettere.
Non solo semplice impro.
Voto: 8
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