(Autoprodotto/Alkemist Fanatix Europe 2005)
Il nuovo disco dei marchigiani Edenshade, già un nome di discreta fama nella scena metal italiana, è uno di quei prodotti che ti lascia un po’ sconcertato.
Questo perché musicalmente siamo di fronti a un lavoro di quelli coi fiocchi, e non solo in quanto a produzione, tremendamente pulita e potente curata dalla band con l’aiuto di Stefano Wosz, ma proprio in quanto a fraseggi tastiera/chitarra e come armonie (basta sentire gli ultimi due minuti della splendida Contemplate).
“The Lesson Betrayed” segue un copione tutto suo, spesso ritornando sulle stesse parole ripetute a mò di mantra (“sometimes we choose to close our eyes”), e ogni tanto infilando qualche momento in italiano, che francamente ho trovato leggermente fuori posto.
In sostanza i cinque marchigiani suonano un metal con diverse influenze, dal death al progressive, ma in sostanza finiscono spesso in territorio palesemente “nu”.
Quindi, dov’è il busillis che ho preannunciato sin dall’inizio?
E’ presto detto, la struttura delle canzoni fa sembrare gran parte dei ritornelli come intermezzi tra un assolo e l’altro, cosa che non dovrebbe certo essere. Insomma, uno non vede l’ora che smettano di cantare e ci diano giù con qualche bella cavalcata strumentale… direi che non va bene. D’accordo due anime che convivono in un disco, però insomma, ognuna a modo suo.
Sia chiaro, non per tutti i pezzi è così, stranamente sono quelli a muso duro che si lasciano ascoltare meglio (As Water, per esempio), rispetto invece a momenti nu-metal che davvero stonano se messi a confronto con quanto la band può fare.
“The Lesson Betrayed” non è affatto un brutto disco, preso complessivamente, ma sicuramente non metterà d’accordo i fan di death/prog e di nu, chi si accontenterà invece…
Voto: 7
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