Sabo ‘8 saisons à l’ombre’


(Ruminance/ 5ive Roses 2007)

Questa volta di mezzo ci sono le Alpi del versante francese, ma non quelle rumore e matematiche ascoltate di recente dai vari Chevreil o Sincabeza. Viriginie Peitavi (cori e basso), Armand Gonzalez (testi e voce), Rèmi Saboul (chitarre elettriche/acustiche e piano), non hanno parentela né affinità di alcun genere coi suddetti gruppi.
Strani poi questi Sabo: 1) sono lontani anni luce dalle produzioni dell’oggi (leggi lontani quaranta anni, giorno più o giorno meno); 2) pur scrivendo e cantando testi in lingua francese, una dichiarata serie di rimandi alla tradizione musicale morriconiana e ai grandi film western li rende molto vicini alla cultura del Belpaese; 3) Un suono caldo e avvolgente di note di chitarra diffuso in tutti i 12 brani, unito ad atmosfere da “classica” americana song, segna le coordinate musicali e spaziali di un gruppo con un occhio al passato (Calexico) ed uno immerso nell’odierno e polveroso tragitto musicale come ritratto da istantanea di retro copertina.
Sul finire le protagoniste, le canzoni: l’organo di Souvenir de Fèvrier con quel sapore speciale degli anni sessanta, dei vestiti a poix e dei grandi occhiali scuri, ripreso quasi da ultimo anche in Retorur vers le sud. Le train du dimanche soir ed il suo incedere a mò di stacchetto pubblicitario mandato in sala a metà proiezione. Ami, amie e il giro d’accordi multietnico e “rivoluzionario” alla Manu Chao.

Voto: 7

Link correlati:www.saboweb.com

Autore: carbeman@virgilio.it