Di Marco Loprete
Tremate, tremate, le streghe son tornate. No, non sto parlando di un ritorno della contestazione femminista anni ’60, ma dell’ultimo film di Dario Argento, con cui si conclude la trilogia sulle Tre Madri iniziata nel 1977 con ‘Suspira’ e proseguita poi, tre anni più tardi, con ‘Inferno’.
La Terza Madre del titolo è la Mater Lachrymarum, l’unica delle tre terribili streghe che secoli or sono diffusero la magia nera nel mondo ad essere ancora viva (le altre due, Mater Sospiriorum e Mater Tenebrarum sono state uccise nei precedenti episodi). La ferocia della Madre si risveglia dopo il ritrovamento e la conseguente apertura di un’antichissima urna in un cimitero di Viterbo. Da quel momento in poi, un’esplosione di violenza folle ed incontrollata invade Roma: l’obbiettivo è quello di instaurare una nuova era delle streghe. Toccherà alla giovane aspirante restauratrice Sarah Mandy (Asia Argento) sconfiggere la Terza Madre e riportare l’ordine e la pace nella città eterna e nel mondo.
Prima dell’uscita del film si era insistito parecchio sul fatto che questo fosse l’opera più efferata ed eccessiva di Dario Argento. Ed in effetti in questa pellicola l’abituale sadismo argentiano è moltiplicato per cento: basti dare un’occhiata alla scena dell’omicidio della studiosa del museo d’arte antica di Roma che, incautamente, apre l’urna (la poverina viene sbudellata e le sue viscere le sono attorcigliate come una sciarpa intorno al collo, dopo che la lingua le era stata tagliata); o ancora le sequenze finali, ambientate nella dimora della Mater Lachrymarum, in cui gli adepti della strega si profondono in ogni sorta di mostruosa oscenità, tanto da far pensare ad una rappresentazione dell’inferno dantesco. E pensare che quella distribuita nelle sale italiane è una versione rimaneggiata: figurarsi cosa sarà il director’s cut…
Al di la di tutto questo, però, ‘La Terza Madre’ è il classico film di Argento: sceneggiatura zoppicante (lo sviluppo della storia è raffazzonato, i dialoghi sono spesso ridicoli), attori pessimi (esclusa Asia Argento, tutti gli altri interpreti sono semplicemente patetici), ma indubbio talento visivo. Certo, Argento non è più quello di ‘L’uccello dalle piume di cristallo’, ‘Quattro mosche di velluto grigio’, ‘Il gatto a nove code’, ‘Profondo Rosso’, ‘Suspiria’ e via dicendo: la forza nevrotica, ossessiva, delirante che animava queste pellicole ne ‘La Terza Madre’ si avverte solo a sprazzi (nelle sequenze ambientate nelle catacombe, per esempio). Nonostante tutte le sue pecche, però, il film è comunque un prodotto assolutamente dignitoso, e merita un occhiata, se non altro per rispetto nei confronti di un grande maestro del cinema.