(Simple Geometry
2007)
Entusiasmante mini cd-r, solo 16 minuti e 16 secondi di
musica, per questo gruppo dal nome preso in prestito da un
racconto di Herman Melville, ma anche dall’omonima via dalle
parti di Philadelphia in cui Benito Cereno è solito esibirsi.
Formato da Tim Albro (chitarra, radio, electronics), Ian Fraser
(laptop, electronics), Dustin Hurt (tromba), Jesse Kudler (chitarra,
electronics, radio, nastri) e Chandan Narayan (autoharp), tutti
musicisti molto giovani, il quintetto dispensa un sound fresco e potente,
che immagino improvvisato, ma che allo stesso tempo appare molto
strutturato per il modo determinato e sicuro in cui si evolve. Per
certi versi ricorda un po’ certo sound di scuola svizzera, cose tipo
Günter Müller, Voice Crack, Thomas Korber e
simili, ma ha dalla sua una notevole dose di originalità e
gioiosa ferocia esecutiva, che spesso in uscite simili latita. Tutta
la prima parte del cd segue una traiettoria droneggiante in crescita
esponenziale, ma poco o nulla conciliante, grazie al fare frenetico
con cui il gruppo ne tormenta lo svolgimento: corde che sembrano
spezzarsi in prossimità di tensioni non più
controllabili, spasmi convulsi, smottamenti sotterranei, e fratture
non ricomponibili. Verso metà brano tutte le forze in gioco
convergono come in un unico punto, e producono un magmatico torrente
acustico, per poi lasciare spazio ad una seconda parte solo
apparentemente più doma, in realtà guerra di nervi ed
attriti. Alla fine la musica viene risucchiata dal suono allarmante
delle sirene. Ottimo. Attendo con impazienza un seguito sulla lunga
distanza.
Voto: 8
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