(Fridge/Seahorse/Goodfellas 2007)
Ultimamente il capoluogo campano sta regalando al rock degli ottimi e promettenti gruppi rock. Ultimo, ma solo in ordine di tempo è Stella Diana, che dopo la pubblicazione di due demo e di un promo, si presenta al pubblico con questo esordio ufficiale.
Il quartetto napoletano ama esprimersi con un indie- pop-rock, in grado di omaggiare tanto la new wave di oltre Manica, con bei richiami ai Cure più soft e a alle rasoiate lugubri dei Joy Division, quanto i Velvet Underground più eterei. In sintesi il loro sound è molto ben strutturato su melodie spesso evocative e dilatate, tanto da spaziare spesso e volentieri nel post rock. D’altronde proprio l’incipit del primo brano Johnny con chitarre abbastanza in acido, ma anche larghe e frenetiche affondano malinconicamente in un indie introspettivo.
A creare cerchi sonori ed evocativi c’è anche Mandarancio, mentre Stanze vuote è molto scarna. Bellissime poi le chitarre che vanno in profondità della title-track, che fanno venire in mente gli affondi dei primissimi Grant Lee Buffalo. Elaborata e complessa è poi Fall con quel pop vibrante e perdutamente curiano.
Voto: 7
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