(Combination Records 2007)
La rivalutazione del cinema di genere italiano degli anni Sessanta e Settanta ha assunto da qualche tempo caratteristiche e dimensioni fin imbarazzanti, per (de?)merito di fan illustri (citiamo alla rinfusa solo Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Eli Roth) e critici a volte acritici. Nelle riproposizioni di titoli e nomi di quegli anni si trovano infatti accomunati gradi registi “tout court” (Mario Bava, Fernando di Leo, il Dario Argento della fase aurea, Damiano Damiani e Carlo Lizzani più che a volte, Pupi Avati più di quanto si creda), “maledetti/teppisti dell’immagine” più o meno consapevoli della loro attualità e perversa grandezza (Brunello Rondi, Paolo Cavara, Lucio Fulci, Ruggero Deodato, Alberto Cavallone, non sempre Umberto Lenzi, non sempre Aristide Massaccesi/Joe D’Amato, Salvatore Samperi non sempre, Luigi Scattini non sempre), grandi e/o piccoli artigiani, tutti portatori (in)sani una vena di distaccata follia (il tardo Riccardo Freda, Giorgio Ferroni, Marino Girolami, Romolo Guerrieri, Antonio Margheriti, Duccio Tessari, Steno, Mario Caiano, Ugo Liberatore, Alberto De Martino, Sergio Martino, Armando Crispino, Stelvio Massi, Alfonso Brescia, Pasquale Festa Campanile ecc.).
Tutti questi facitori di film – realizzatori di pellicole dal valore estremamente diseguale e diverso, oggi spesso intruppate nel medesimo calderone “festivaliero” – e l’intero, magmatico cinema italiano del periodo potevano contare su eccellenti professionisti nella realizzazione di colonne sonore (sovente di gran pregio): oltre al genio conclamato di Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Bruno Nicolai, Fred Bongusto, Luis Bacalov, Alberto Baldan Bembo, Pino Donaggio, Carlo Savina, Fiorenzo Carpi, Francesco De Masi, Umberto Smaila, Franco e Berto Pisano, Stelvio Cipriani, Lallo Gori, Angelo Francesco Lavagnino, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Guido e Maurizio De Angelis, Giorgio Gaslini, i Goblin, Nico Fidenco, Franco Mannino, Fabio Frizzi, Gianni Ferrio, Gianni Marchetti, Carlo Rustichelli, Guido Anelli e Stefano Mainetti, Franco Micalizzi, ecc.
Diciamo subito che il progetto tedesco Rockford Kabine – un “team” di artisti di Bochum, che si nascondono sotto gli pseudonimi di Antony Sharas (la guida artistica e spirituale del gruppo); Marlon Marlon (il musicista); Ralf Omega (un esperto di hip-hop) e Kai Krick (lo “storico” dell’argomento) – delle esperienze sopraccitate riprende il lato più coloristico e leggero (a parte una malsana Introduzione tipo “La bestia uccide a sangue freddo”/”Buio Omega” e le vocine di Al signor Lorenzo N.). Piacevoli intermezzi di psichedelia posticcia, falso funk finto sudaticcio e vera lounge (si possono citare a mo’ di esempio La caccia, Il Dr. Caronte, IX) caratterizzano “Italian Music. 31 Invalid Movie Themes”: buono il lavoro sui moderati beat (La linea di mezzo, Dio in Leopardi, Si, un poco!, La mascherata), ma la malizia di alcuni titoli (Il pelo, Sesso con la polizia) non si estrinseca nella musica.
Professionali, ma ben poco incisivi (sentendo Profondo rosso non si potrà che convenire): per contatti info@combination-rec.de
Voto: 6
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