In Uscita Alberto Scandola ‘Ingmar Bergman. Il Posto delle fragole’. Click Per Infos.
Alberto Spadafora – Ufficio Stampa Cinema
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Victor Sjöström e Ingmar Bergman durante la lavorazione del film © AB Svensk Filmindustri
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«Avevo scritto avendo Victor Sjöström in mente, era la mia icona.
Fu il manager della Svensk Filmindustri a chiamarlo, e lui disse che aveva letto la sceneggiatura.
Disse che la trovava interessante, ma non pensava di essere in grado di recitare la parte. […]
Mi disse che ci avrebbe pensato.
Ero d’accordo con la produzione sul fatto che se Victor non avesse accettato non ci sarebbe stato nessun altro al suo posto.
Avevo scritto la storia pensando a lui.»
Ingmar Bergman
(in Marie Nyreröd, Ingmar Bergman – 3 dokumentärer om film, Fårö och livet, 2004)
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Prosegue l’omaggio che Edizioni LINDAU riserva a Ingmar Bergman.
Dopo la nuova edizione di «Conversazione con Ingmar Bergman» di Olivier Assayas e Stig Björkman (Lindau Saggi), la collana «Universale/Film» si arricchisce di un eccellente studio dedicato a uno dei film più celebri del maestro svedese, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1958.
È con enorme piacere che presentiamo la novità assoluta
INGMAR BERGMAN. IL POSTO DELLE FRAGOLE
di Alberto Scandola
dal 12 febbraio in tutte le librerie
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«Universale|Film» / ISBN 9788871807270 / 13,5×19 cm
pp. 224 / euro 17,50 / illustrato /
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Reduce da Il settimo sigillo dell’anno precedente, nel 1957 Ingmar Bergman prosegue la sua personale meditazione sul significato della vita (e della morte) ma anche la sua personale riflessione estetica sul senso del cinema.
Il posto delle fragole rimane infatti «un film in cui il cinema svedese celebra orgogliosamente se stesso, mettendo a confronto il maestro di ieri con il maestro di oggi. Un passaggio delle consegne fra il settantaseienne Victor Sjöström, qui nei panni del protagonista, e il non ancora quarantenne Ingmar Bergman. Un’implicita sintesi di quello che è stato, è, e probabilmente sarà, un cinema glorioso» (Fernaldo Di Giammatteo).
In viaggio da Stoccolma verso Lund, dove lo attende una cerimonia accademica in occasione del 50° anniversario della sua attività professionale, il medico prof. Isak Borg compie lungo il tragitto anche un pellegrinaggio della memoria, attraverso i luoghi reali e immaginari delle sue vicende passate.
In compagnia della nuora e di una giovane coppia di autostoppisti, l’anziano medico, bisbetico ed egoista, si ritrova protagonista di «un singolare road movie alla ricerca del tempo perduto», laddove il posto delle fragole nel giardino della cugina da lui un tempo amata appare essere infine la linea di demarcazione tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno, tra il presente e il passato, tra l’azione e la memoria.
A soli 37 anni Ingmar Bergman firma una delle sue opere più significative, ancora oggi affascinante e struggente trama esistenziale.
Alberto Scandola, docente di Storia e critica del Cinema all’Università di Verona, rilegge il capolavoro bergmaniano con notevole sensibilità critica. Oltre a soffermarsi sull’«identificazione di un autore», sulla genesi dell’opera e sulla sua analisi prettamente filmica, Scandola ricostruisce inoltre con calibrata precisione filologica le dissonanze – sconosciute ai più – presenti tra la versione italiana di Il posto delle fragole e quella originale svedese, rilevando in alcuni casi anche modifiche di senso sorprendentemente spiazzanti e dai chiari intenti censori. Scrive l’autore:
Infaticabile «costruttore d’immagini», Ingmar Bergman ha sempre amato indagare le regioni remote dell’animo umano, mettendo a nudo sentimenti come la paura della morte o l’angoscia dinanzi al nulla.
Il posto delle fragole, scritto come autoterapia dopo una profonda crisi esistenziale, è un viaggio ai confini del proprio tempo perduto, in cui la realtà si confonde con il sogno, il corpo dialoga con il simulacro e il passato si mescola al presente.
Ripulita dalle significative manipolazioni presenti nella versione italiana dei dialoghi, l’opera rivela oggi una purezza ineguagliata sia nella costruzione narrativa, affidata alla voce over del protagonista, sia nell’architettura visiva, felice connubio di simbolismo e realismo. La maturità stilistica è raggiunta, la maniera deve ancora venire: per Bergman è il momento, fugace come le fragole selvatiche, dell’equilibro.
L’AUTORE:
Alberto Scandola insegna Storia e Critica del cinema presso l’Università di Verona. Collaboratore del Verona Film Festival e di riviste del settore («La valle dell’Eden», «Contre Bande», «Filmcronache»), ha pubblicato saggi su diversi autori tra cui Ingmar Bergman, Paul Vecchiali, Bruno Dumont, Marco Bellocchio, Luigi Comencini, Andrzej Zulawski. Tra le sue opere ricordiamo Il fantasma e la fanciulla. Tre film di Roman Polanski (Cierre, 2001), Roman Polanski (Il Castoro, 2003) e Marco Ferreri (Il Castoro, 2004).
L’INDICE:
7 Introduzione
15 Identificazione di un autore
31 Il contesto storico-culturale
45 Nascita del film
63 Il film
67 Trama e sinossi
83 La sceneggiatura: struttura e varianti
107 Pruderie?
119 Il verbo, il corpo, il simulacro
137 La solitudine del volto
163 Sfogliare il tempo
187 Alle soglie del reale
199 Antologia critica
211 Appendice
213 Nota bibliografica
«On a car journey between Stockholm and Lund,
the aged professor Isak Borg reconsiders his life.
Who can forget such images?»
(Woody Allen)