Baustelle ‘Amen’

(Warner Music 2008)

A distanza di tre anni dal fortunato “La Malavita” tornano i Baustelle di Francesco Bianconi, Rachele Bastrenghi e Claudio Brasini e lo fanno in grande stile, con un disco, “Amen”, che si inserisce di diritto tra i loro lavori più riusciti e che sembra destinato a figurare nelle posizioni più alte delle immancabili classifiche di fine anno dei migliori LP .
“Amen” continua lungo il percorso musicale iniziato con “La Malavita”: chitarre energiche à la Television, orchestrazioni eleganti (cui si aggiungono spesso anche i fiati) ed una produzione decisamente hi-fi per quindici pezzi all’insegna di un pop-rock raffinato e coltissimo.
Più che il primo singolo, Charlie Fa Surf, bello ma un po’ troppo ricalcato su La Guerra E’ Finita, che apriva il precedente capitolo della discografia della band, stupiscono per bellezza ed intensità pezzi come Colombo, agghiacciante riflessione sull’ “Impero Culturale Occidentale” (“Siamo architetti ricchi di Bel Air/ e vecchie dive del noir/ abbiamo ville/ abbiamo cadillac/ ed uccidiamo per soldi come te”), la rassegnata (malgrado il titolo) Il Liberismo Ha I Giorni Contati, la funkeggiante Baudelaire, impreziosita da una bella coda strumentale; e ancora, L, giocata su un bell’arpeggio acustico, le atmosfere retrò della toccante Alfredo, ispirata ad un fatto di cronaca (la morte di un ragazzino caduto in un pozzo e raccontata in diretta dalla tv) ed impreziosita dal piano di Beatrice Antolini, le sfumature sudamericane di Dark Room (con la musica scritta dalla sola Bastrenghi), L’Uomo Del Secolo (che vanta il riff più duro dell’intera raccolta), La Vita Va, segnata da un intermezzo di archi particolarmente maestosi, e la conclusiva Andarsene Così, brano di una toccante malinconia.
Per la cronaca, il disco contiene anche due ghost track (No Steinway e Spaghetti Western) posizionate – sorpresa – all’inizio del disco (per cui, per ascoltarle, dovete skippare all’indietro con il vostro lettore CD). Ma questa, alla fine della fiera, è un’eccentricità di poco conto: ciò che importa veramente è che i Baustelle siano riusciti ancora una volta a realizzare un disco intenso e prezioso, capace di commuovere e far riflettere come raramente accade. Grandi.

Voto: 9

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