(Innova 2007)
La musica del XX secolo è stata attraversata dalle correnti più disparate, dagli sperimentalismi più arditi, da continue trasformazioni e contaminazioni. La varietà delle tecniche e dei linguaggi musicali è il mezzo con cui la musica ha cercato di catturare la modernità nel suo aspetto più caotico e dinamico. Ma l’individuo ha bisogno anche di difendersi da questo caos, di rifugiarsi di tanto in tanto in angoli nascosti, di ricavare per sé dei momenti di riflessione. Esempio eminente di questa resistenza al tumulto della modernità è costituito dal persistere della religione, sia nell’esperienza individuale e sociale sia nelle forme culturali e artistiche del nostro secolo. Così, un compositore radicale come Stravinsky ha sentito la necessità di scrivere una Sinfonia di Salmi, che coniuga il primitivismo delle origini con il neoclassicismo della maturità; a metà secolo Messiaen ha fatto uscire la dodecafonia dal vicolo cieco in cui era finita grazie ad opere ispirate al cristianesimo; infine in pieno postmodernismo c’è stato il boom dei compositori dell’est (Part, Kancheli e altri ancora), che alla sintesi e alla contaminazione hanno preferito la rarefazione e la meditazione. L’ultimo lavoro del compositore Virgil Moorefield è di chiara ispirazione religiosa, come il bizzarro titolo − letteralmente cose che devi fare per andare in Paradiso − suggerisce. Tale ispirazione emerge ancora più chiaramente nella musica, che secondo me è in qualche modo affine a quella del Messiaen del Quartetto per la fine dei tempi: linee melodiche tese, alternarsi di momenti ritmici vigorosi ad altri piuttosto statici, linguaggio concentrato e asciutto (anche grazie a un numero limitato di strumenti, che risponde a quello usato da Messiaen − ovvero clarinetto, piano, violino e violoncello − con la sola aggiunta di chitarra elettrica e percussione, che danno un tocco di contemporaneità all’opera di Moorefield). Per entrambi i compositori la vita è fatta di ostacoli di fronte ai quali non dobbiamo arrenderci, ma che ci spingono piuttosto ad agire in modo energico e deciso (lo stesso Messiaen compose il suo quartetto in un campo di prigionia durante la seconda guerra mondiale); una volta superato l’ostacolo è però necessario fermarsi a riflettere, per non farsi trascinare dagli eventi circostanti e per trovare un senso a ciò che ci circonda. Solo in questo modo potremo sperare di andare in Paradiso.
Voto: 8
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