(Robotradio Records/Donna Bavosa 2007)
Veramente da custodire con cura questo nuovo lavoro dei Dead Elephant, formazione neurotica post hardcore italiana che compete a grandi livelli con i gruppi più blasonati del genere.
Nonostante sia praticamente il loro debutto, dopo l’EP “Sing The Separation” del 2005, il trio si presenta già prontissimo, dimostrando sul supporto argenteo un’esperienza davvero invidiabile e una sicurezza ascoltata raramente.
A cominciare da Introducing My Eye, in Flames, passando alla straordinariamente psichedelica Post Crucifixion (grazie alla preziosa collaborazione di Luca Mai, sassofonista degli ZU, “Lowest Shared Descent” urla, strepita, intriga, interessa, vi coccola e vi piglia a martellate in ogni benedetto/maledetto momento.
E’ roba di gran livello, segno che l’italica penisola in fatto di post hardcore si è ormai talmente raffinata da poterne solo che restare completamente soddisfatti, è superfluo perfino parlare di influenze e derivazioni, tracciare una linea di demarcazione non avrebbe comunque senso.
Produzione del disco a cura di Maurizio Borogna, che non risparmia un po’ di sano sound sludgecore al trio, soprattutto sui pezzi meno veloci come Clopixol, che infatti vi ricorderà sicuramente qualche vecchio lavoro della formazione di Aaron Carter.
Da non perdere anche una guest voice d’eccezione, su The Same Breath, da parte dell’hulkiano cantante degli Oxbow (che, strana coincidenza, hanno giusto fatto da spalla agli Isis recentemente), Eugene Robinson; voce davvero da manuale che impreziosisce uno dei momenti più belli di tutto l’album.
Preziosissimo anche l’artwork e la custodia, un cd da avere; cresce con ogni ascolto, migliora, diventa sempre più una visione d’insieme su un mondo tetro a luci chiaroscure.
Voto: 9
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