(Etude Records 2008)
E’ per i tipi dell’iberica Etude che nasce la prima testimonianza solitaria alle corde del conterraneo Jose Luis Redondo: chitarrista freelance operante nel sottobosco di Barcellona, con un corollario di collaborazioni artistiche che aggregano semplici esperienze nel folk-rock, ma anche di più intense, sfocianti nel jazz d’autore e nel più stravagante space cabaret.
Con questo saggio, diversamente, rinvigorisce uno studio del tutto soggettivo, magari disseminato anche da periodici inserti di caldo bluegrass, ma cocciutamente mirato a scompaginare l’assetto tecnico e passionale della (tradizionale) sei corde. Innanzitutto, il cordone ombelicale legato a certe forme rurali della black music si distingue in primis nella ‘cassetta degli strumenti’ con il quale assembla le proprie fragranze musicali. A far da spalla ad una prevedibile elettrica, compaiono strumenti difficili da apprendere e governare, come il banjo; dei secondi ereditati dalla tradizione metallica dell’old-blues, come ad esempio il suono metallico del dobro: la chitarra resofonica inventata dalla Gibson nei primi anni ’20; ed altri ancora, come la baritone guitar, che vedono cagionata alla propria tipicità esclusive mutazioni-genetiche del nostro.
Redondo lascia presagire, quindi, che anche la sensibilità armonica si farà prendere dalla mano, dilatandosi come una fisarmonica impazzita tra citazioni epocali e stilistiche antitetiche. Pensate un momento, cosa sarebbe ascoltare i nuovi paladini del neo-folk intimista (che so, dal padre fondatore John Fahey alla nuova recluta Jon Rose) arpeggiare la beneamata con un occhio rivolto al rispetto per il colto silenzio e l’altro alle burrasche caustiche della free-form. A zampillare fuori dallo stereo è una mordace fusione di passioni chitarristiche; da Derek Bailey alla pazzia di Eugene Chadbourne (guarda caso, avido fan del banjo); dall’impro-pop-folk di l’Ocelle Mare all’intimismo estremo di Taku Sugimoto.
Come sempre, i canovacci cui attinge l’etichetta spagnola nel confezionare i propri lavori rientrano tutti sotto la genuina aurea delle ‘cose fatte in casa’. Fragili confezioni di pregiato cartoncino lavorato a mano, piegato a libretto, dalla tiratura limitata di 500 copie.
Voto: 7
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