(Jagjaguwar 2008)
Matt Camirad, Jeremy Schmidt, Amber Webber, Josh Wells e Steve Mc Bean, ovvero i Black Mountain, sono cinque ragazzi di Vancouver, già attivi in passato in numerosi band della scena indie canadese (Jerk With A Bomb, Dead Teenager, Pink Mountaintops, Dream Or Dreary, Radio Belin, Blood Meridian). Amanti della psichedelia, del progressive e dell’heavy rock, i nostri hanno confezionato questo splendido “In The Future”, secondo capitolo della loro discografia, nei cui brani è possibile rintracciare le influenze di alcuni gruppi storici del decennio ’60 – ’70, Led Zeppelin, Black Sabbath e Pink Floyd su tutti.
Schitarrate heavy, drumming ficcante ed ossessivo, delicati arpeggi acustici, moog ed archi convivono nelle dieci tracce del disco, caratterizzate in alcuni casi da strutture complesse, decisamente prog-oriented: in questa direzione vanno Tyrants e soprattutto la monumentale (oltre sedici minuti) Bright Lights, che mescola con sapienza le esplorazioni sonore dei Pink Floyd dell’era Roger Waters con l’energia di un heavy rock roccioso e dall’incedere minaccioso. In Wild Wind, raffinata ballad pianistica (“sporcata” solo nel finale dall’ingresso della chitarra elettrica), riecheggia invece il Bowie di “Ziggy Stardust”, mentre Stay Free è un delicato esempio di folk psichedelico.
Duro ed ossessivo ma anche sospeso ed eclettico, il sound dei Black Mountain è una sana boccata d’ossigeno per gli amanti del rock più viscerale e meno sempliciotto. Da avere assolutamente.
Voto: 9
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