(Autoprodotto/Caj Records 2007)
Un bell’artwork molto curato introduce degnamente questo split fra Spacciatori (forse lavoro d’addio?) e Teatro, due gruppi della scena punk-hc friulana.
Gli Spacciatori vanno avanti col loro hardcore melodico ma roccioso (No Idea style) influenzato da Leatherface e primi Avail. Quindi cantato tra il growl e l’urlato, cori al punto giusto, chitarre trainanti. Quattro robusti pezzi tra cui spicca certamente Lontano da Qui, dove dosano sapientemente rabbia e melodia, che li vede molti ispirati sia come liriche che a livello musicale e in gran forma.
Unico piccolo appunto l’ultima traccia (Ora basta) forse un po’ troppo debole e non molto convincente ma in generale rimane sicuramente un buon lavoro.
Ilteatrodelleombre procede all’insegna di una maturazione ormai completa che li vede in lieve ma costante, visibile, mutazione. Le ritmiche si fanno più tese rispetto agli Spacciatori, i loro eterni grigi pomeriggi virano decisamente verso il nero. Poche speranze. Nessuna illusione. Rimane la solita ricercatezza stilistica a livello di testi, l’ottimo doppio cantato ( più “recitato” Pavel più “urlato” Matteo ) e il “chirurgico” drumming.
146 è un pezzo che gronda sangue, intriso di disperazione, e nelle parti più rallentate non può che rimandare a certi Massimo Volume.Ferita#1 è più hardcore con un cantato per certi versi CCCP e con stop ‘n go di una batteria nervosa (echi del miglior Midwest sound fine 90).
Chiudono lo split Scatola e Il Tropico del Cancro (testo tratto da Henry Miller), post-punk declamato che lascia pochi spiragli.
La luce si è spenta. Fuori è buio. E fa molto freddo. Nessuno ti ha sentito URLARE. L’attimo è svanito.
Silenzio.
Voto: 7
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Autore: leonardzelig@tiscali.it