Di Marco Loprete
Si può collocare la letteratura dell’americano Alan Furst nella scia dei maestri della spy-story, in particolare gente come John Le Carrè e soprattutto Graham Greene. “Il corrispondente dall’estero”, pubblicato in patria nel 2006 ma solo ora proposto (meritoriamente) dalla Giano, narra la storia di Carlo Weisz, giornalista italiano, costretto dall’avvento del fascismo a rifugiarsi in Francia. Qui, assieme ad un manipolo di altri “fuoriusciti” (così venivano chiamati gli esuli politici), intraprende un’attività di collaborazione con Liberazione, giornale legato al movimento “Giustizia e libertà” di cui il protagonista ed i suoi amici fanno parte. Sennonché l’attività dei resistenti è minacciata dall’attività dell’OVRA, la polizia politica di Mussolini, che fa uccidere il direttore del giornale, Bettini. Da quel momento in poi, Weisz si troverà al centro in un intrigo spionistico che coinvolgerà le principali nazioni d’Europa (sull’orlo della Seconda guerra mondiale: le vicende sono ambientate tra il ’38 ed il ’39), ed in cui a rischiare la vita sarà anche la donna che ama, Christa, attiva in un’organizzazione che si batte per il rovesciamento di Hitler…
La forza principale de “Il corrispondente all’estero” sta nella sua capacità di delineare un ritratto potente ed assolutamente convincente dell’Europa che sta scivolando nella lunga notte della follia totalitarista e della guerra. La scrittura di Furst è precisa, lineare, senza troppi fronzoli, ma non per questo priva di personalità. La storia d’amore tra Carlo e Christa, poi, è raccontata senza il ricorso a stucchevoli cliché da romanzetto erotico-sentimentale, e su tutto aleggia un senso di tragedia imminente: i personaggi, nonostante i loro sforzi e le speranze, alla fine non possono far altro che guardare l’Europa precipitare lentamente ma inesorabilmente nel baratro della barbarie nazi-fascista.
Memorabile, in questo senso, la battuta di chiusura del libro, con la padrona dell’albergo in cui alloggia Weisz che, all’“In tal caso, buonanotte a lei” auguratole dal protagonista, risponde significativamente: “A tutti noi, monsieur, a tutti noi”.
Gran libro.