Douglas Lindsay ‘Il monastero dei lunghi coltelli’

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

Chi è Barney Thomson? Uno spietato serial killer, che ha assassinato, fatto a pezzi e congelato svariati malcapitati, oppure la vittima di una tragica serie di circostanze sfortunate, che ne hanno fatto suo malgrado l’uomo più ricercato dalla polizia scozzese?

A distanza di due anni da “La bottega degli errori”, acclamato romanzo d’esordio, Douglas Lindsay torna a raccontare le avventure del barbiere Barney Thompson. Il nostro, questa volta, dopo essere fuggito da Glasgow, va a nascondersi in uno sperduto convento nel nord della Scozia, presentandosi come frate Jacob. Sennonché, anche tra i boschi ed i monti innevati delle freddissime Highlands, Thompson si troverà ad essere circondato di cadaveri: i monaci del monastero, infatti, cominciano a morire come mosche in modo atroce. Che il colpevole sia proprio Barney? A complicare le cose, un’improbabile coppia di detective, l’ispettore capo Mulholland e l’affascinante sergente Proudfoot, che si mette sulle tracce del (presunto) serial killer, con l’obbiettivo di assicurare il pericoloso fuggiasco alla giustizia…

Se riuscite ad immaginare un “Nome della rosa” epurato delle sue citazioni coltissime e del suo sottotraccia metaletterario, corretto da una abbondante dose di ironia ed humor nero (la critica considera Lindsay una sorta di “Irvine Welsh, ma senza droga, né sesso”), ecco che avrete “Il monastero dei lunghi coltelli”. Libro delizioso, popolato di personaggi assurdi (memorabili la coppietta di albergatori, i signori Strachan, che alternano citazioni colte ad improperi volgarissimi, ed il sergente Pecora Nera, una sorta di bambinone silenzioso e mangione), caratterizzato da una trama ricca di colpi di scena (con un finale che ha letteralmente dell’incredibile) e con un protagonista che non si dimentica.

Consigliato agli amanti del noir meno serioso ma non per questo meno intelligente.

Link: Kowalski Editore