(Autoprodotto/Alkemix Fanatix 2007)
Sei anni nel panorama musicale son sempre stati tanti, ma nell’ultimo decennio questi pesano ancora di più, vista la grande produzione (in termini di quantità) del panorama metal italiano.
Sorprende quindi non poco il ritorno dei sardi Inkarakua dopo l’esordio ‘La Giostra dell’Odio’ del 2002, con questo (quasi) self titled. Ma stavolta possiamo dire che c’è davvero un perché.
I cinque hanno affinato il loro metal con influenze nu/post in ogni minimo dettaglio, e con l’aiuto di Carlo Bellotti della Alkemix dietro alla console, hanno tirato fuori proprio un bel lavoro. Cavalcano una macchina trituraossa che non si ferma mai, a dimostrarlo ci son pezzi come Cieco Davanti All’Oblio o Ruggine.
Coraggioso cantato in italiano (scelta da approvare in ogni senso) che aiuta i nostri a essere ben più diretti, e che non appesantisce minimamente mentre sputa veleno su società e guerra e se la batte alla pari con i violenti riff e il doppio pedale.
Nonostante in diversi momenti ricordino i Soulfly (specialmente in Sangue), i sardi tirano fuori spesso e volentieri la loro identità e intelligentemente tengono al guinzaglio la loro potenza e non strafanno in nessun senso; l’ottima produzione non fa che aiutarli a portare a termine il compito.
Un bel ritorno non c’è che dire, speriamo che abbia la visibilità che merita.
Voto: 8
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