(Accretions 2007)
Secondo solo per Nathan
Hubbard dopo
“Born On Tuesday” del 2004.
Batterista
(termine irritante per pochezza in questo caso…) straordinario,
membro del Trummenflora Collective (collettivo di pazzi in
espansione pubblica, oltre l’esser officina di assemblaggio materiali
di impressionante spessore…) e motore ritmico degli strepitosi
Cosmologic (jazz carnivoro, sul serio; nessuno
scherzo…).
Questo “Blind Orchid” riassume la
propensione di Hubbard allo scontro/dissoluzione/integrazione del
proprio strumento.
Un gioco di incastri severi ed azzardati; un
lavoro di scomposizione del ruolo/ego.
Un corpo ospitante per
virus destabilizzanti.
Batteria scomposta e dispersa nello spazio
circostante, tape, la voce a volte, metalli, mixer muti, qualche
sfregamento di piano, poco o niente; il giusto.
L a strumentazione
acustica smembrata, affrontata nelle sue singole parti, implementata
da schegge elettroniche stridenti come nubi plumbee in
arrivo.
Materiali in fase di accatastamento spinti avanti a forza
grazie ad una visione singolare
ed obliqua.
Sforzo esecutivo/realizzativo tangibile, un
succhiar il midollo quasi, scuotimenti free, derive impro, assalti
rumoristi, zone ambient sfregiate, un compendio di linguaggi
inseguiti e superati; uno spettacolo sensuale.
Raccolta di
selvatiche peregrinazioni taglienti, suoni che serbano in fondo al
loro rantolo una particolare sensibilità nei confronti del
silenzio.
Frammenti di macchine solitarie in fase evolutiva di
sviluppo linguaggio.
Spettacolare per certi versi, densità
e complessità, evitando del tutto la trappola del: ogni
suono per i cavoli suoi.
Lavoro complesso, equamente diviso fra
riprese in diretta ed overdubbing.
La chiusura sfrigolante di
Close To The Margin, conferma e rilancio poetico; metalli
assortiti ed elettronica autistica che gradualmente scivolano nel
silenzio assoluto.
Una botta.
Stordisce ma non rincoglionisce
(ordine assoluto nel disordine apparente…).
Prestargli orecchio
può esser terapeutico.
Voto: 8
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