Ultraviolet Makes Me Sick ‘Stock In The Room Full Of Mirror’


(Urtovox records/Audioglobe 2008)

Gli Ultraviolet Make Me Sick, progetto pavese quasi decennale, hanno, con la loro dedizione e il loro lavoro, nel corso del tempo raggiunto una dignitosa notorietà non solo italiana nel mondo degli amanti della musica obliqua e strumentale. I loro primi due CD – “Soundproof” del 2001 e “No Freeway, No Plan, No Trees No Ghosts” del 2004 – sono stati pubblicati dalla “label” australiana Camera Obscura (il secondo in cooperazione con la Urtovox Records: http://www.urtovox.it). Quest’ultimo “Stuck In The Room Full Of Mirrors” – frutto di registrazioni condotte nel meritevole spazio Ortosonico c/o Cascina San Colombanino di Giussago (Pavia) nel luglio di due anni fa dal chitarrista Gianmaria Aprile, missate dallo stesso con la collaborazione di Lorenzo Monti dei Milaus, masterizzate e finalizzate nel gennaio 2007 in Olanda da Zlaya www.zlayamusic.com – viene editato dalla Urtovox. Contiene nove brani estremamente densi – anche se non di lunghezza esasperante: il solo Floodland raggiunge e supera i sette minuti di durata – e stratificati, anche perché ai tre Ultraviolet Make Me Sick (Aprile alla sei corde profondamente lirica e agli effetti; Alberto Anadone alla chitarra e ai bassi; Davide Impellizzeri alla batteria) si aggiungono meritoriamente alcuni musicisti ospiti.
Innanzitutto, molte canzoni vedono la presenza della voce di Umberto Provenzali (quindi con un superamento della dimensione meramente strumentale), timbro tipicamente “americano” ed in due occasioni – Having A Bee In One’s Bonnet e Evening Stops, Heart Beats, Ghosts Catch Fire – si aggiungono pure i cori di Sara Poma.
Il CD vive una positiva doppia natura: la parte “art-pop” tipo Flaming Lips/Mercury Rev (Reflecting Hope: la voce di Provenzali, le tastiere di Andrea Girelli. Ma lo stesso si può dire di Sever) ben interagisce con suggestioni strumentali diverse che dalla psichedelia – la sega che pare un Theremin di Simone Fratti nella già citata Reflecting Hope – arrivano al (free) jazz, soprattutto per merito del mirabile “drumming” di Impellizzeri (inappuntabile, per fare un mero esempio, il ritmo frammentato e vario di Crash [Staring At Cars Crashing As Pure Musical Attitudes], arricchita peraltro dal basso di Andrea Ferraris e dal complesso lavorio chitarristico di Aprile e Anadone). In effetti, la qualità della proposta è indiscutibile (e consigliata).
Per contattare il gruppo: info@uvmms.com e la Urtovox: info@urtovox.it

Voto: 7

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