(Autoprodotto 2007)
Con un anno di ritardo rispetto all’uscita datata novembre 2007 eccoci al cospetto dei trevigiani Diet Kiss. Formatisi nel 2005 come duo voce-chitarra accompagnato da una drum machine e ampliatosi in seguito con l’ingresso della batteria di Roby, la band propone un punk-hardcore colorato di grunge, caratterizzato da chitarre ruvide e sporche come se ne sentivano anni addietro dalle parti di Seattle.
Deboluccia l’apertura, con l’accoppiata Shaker–Supersanguis, con la voce di Anna che tende a nascondersi sotto le distorsioni feroci di Alex e ritornelli con poco mordente. Il lavoro sale di livello con God’s Shame, con un attacco da Nirvana incazzati e Anna che tira fuori una voce da Cobain al femminile. Ottima A Cage For The Idols, rock disturbante in odore di noise. Segue la furiosa I’m Selfish (And I Relish That), martellante agonia al gusto di metallo. Teddy The Fuzz e Spoon chiudono questo mini-album sulla linea tracciata dalle precedenti.
In definitiva, il trio trevigiano sogna di volare a Seattle ma il loro aereo non sembra decollare. Un paio di episodi di ottima fattura sostengono un lavoro nel complesso povero e che odora di vecchio. Giudizio da rivedere dal vivo, dove sicuramente il loro lavoro saprà esaltarsi (lo dimostra anche la partecipazione all’Heineken Jammin Festival 2008 in apertura ai Sex Pistols). Le lezioni di grunge e punk sono state seguite e imparate alla perfezione, ma serve qualcosa di più per sfondare.
Voto: 5
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