Manuok ‘No End To Limitations’

(Macaco Records/Audioglobe 2008)

Manuok è Scott Mercado, già da anni collaboratore in studio e dal vivo di grossi calibri quali Black Heart Procession, The Album Leaf e Devics; “No End To Limitations”, sua seconda prova, la prima in uscita per l’italiana Macaco Records, ci mostra un cantautore in moto perpetuo tra una malinconia da crepe nell’anima e un’allegria purificatoria nonostante tutto. Tastiere, chitarre e xilofoni si alternano da brano a brano, la voce passa da un sussurrato tenue a ritornelli strampalati urlati alla luna, e gli arpeggi agrodolci di Manuok assumono di volta in volta le sembianze dell’ alt-folk, dell’indie pop-rock e dell’elettronica ambient: The Day Of è Breathe suonata da dei Pink Floyd presi da scazzo slacker, Serves You Right teletrasporta i Radiohead di “Pablo Honey” nell’America del folk di protesta dei Sessanta, mentre What You Wanted fa lo stesso con Jeff Buckley, ma la destinazione è un cabaret tedesco di primo Novecento. Poi un improvviso salto in avanti nel tempo, con Introductions che spiana la strada a Warship, beat sintetici e un mood cupo e malato, una reazione di spirito prima del bagno di morfina di Almost Home, centopercento Bristol, strumento principale l’anima. Confessati i peccati viene la catarsi, tra ballate di folk sbilenco finto-spensierate, nenie-mantra che esorcizzano la tristezza, Damon Albarn e Neutral Milk Hotel che fanno i turni in quanto a richiami e sentori. E quando l’anima si è liberata rimane solo aria, rappresentata dalla preghiera eterea di Andrew So Far.
“No End To Limitations” è una vera comunione empatica tra musicista e ascoltatore: non ci sarà nulla di nuovo dal punto di vista prettamente musicale, chissenefrega, questo di Scott Mercado aka Manuok è proprio un gran bel disco.

Voto: 8

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Autore: alealeale82@yahoo.it