(Jestrai/5ive Roses 2008)
Ci ha messo un paio d’anni Gioele Valenti per finire i compiti per casa assegnatigli dal maestro Mark Linkous. Ma lì ha fatti in maniera impeccabile. Il terzo album del progetto Herself avvicina sempre più l’artista palermitano ai lavori degli Sparklehorse, creando un folk a bassa fedeltà infarcito di ghirigori elettronici e spifferi elettrici unico nel suo genere all’interno del mondo del cantautorato folk italiano.
King Kong si schiude lieve e struggente nel cantare il male di vivere del mostro di cinematografica memoria per poi sciogliersi in un battito stridente e soffocante. Distorsioni violente e ritmica marziale introducono Hate, la traccia più rock dell’album. Con Nails l’album vira verso un folk più tradizionale, che strizza l’occhio al cantautorato americano di Will Oldham e Nick Drake. Meet Miriam At The Park è un acustico alito dolce e malinconico tra le cui pieghe si insinuano sottili vermi elettronici. Spider Of The Death aggiunge un tocco appena accennato di violino nel duetto voce-chitarra acustica. The One è un triste canto blasfemo avvolto da nebbie pesanti spinte da Dio a punirci per aver osato tanto. King Of Glory torna ad una dimensione più intimistica, chiusa in un camera popolata di spiritelli che fanno di tanto in tanto capolino sotto un sottile telo acustico che si sfilaccia in un groviglio di distorsioni sguscianti. To An Old Friend è il soave e allo stesso tempo malinconico ricordo di un vecchio amico, quel ricordo che lascia un sorriso sul volto rigato da una lacrima e risveglia fantasmi a lungo sopiti sotto la coltre di eventi che ci vomita addosso la vita. Between Two Starz chiude il disco con cadenza ipnotiche e diluite vicine ai Death Cab For Cutie più cupi.
Dopo aver brillantemente finito i compiti e superato gli esami, Valenti è pronto per passare dall’altra parte della cattedra: non più allievo ma maestro.
Voto: 8
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