(Ep autoprodotto 2007)
Immaginate Damien Rice e Mark Kozelek che passeggiano in riva al lago di Garda in un tardo pomeriggio di settembre. O i nostrani Ex-Otago colmi di tristezza anziché di scanzonata giocosità. Ecco, questa è l’essenza del lavoro dei Dead Man Watching, quartetto veronese che esordisce con questo minialbum.
Le margherite protese al sole della copertina delineano l’atmosfera di questo lavoro: un folk dilatato e cosparso di malinconia, come una giornata di fine estate in cui i primi aliti di brezza autunnale pungono il viso ancora baciato da un tiepido sole.
Questa mite tristezza accompagna la delicata traccia iniziale, Summer End, un leggero duetto voce-chitarra in cui il sole settembrino ancora scalda le membra. Chitarre rotonde e cupe ci accolgono in Dead Man Watching, nella quale l’atmosfera si dilata prima di sorprenderci con un ritornello potente che sembra reclamare quel sole che via via si fa più gelido. Hereafter è un folk-blues dimesso, con armonica dylaniana nel finale a spedirci nelle lande desolate del midwest. Breathe è il soffio gelido che entra nelle ossa quando il sole è ormai basso sull’orizzonte e non resta che accendere il caminetto e crogiolarsi malinconicamente sul dondolo vicino al fuoco. Eyes Wide Open è il timido canto di un sognatore che guarda le stelle dalla finestra in una notte tersa di novembre.
Un’opera prima di assoluto valore, in territori musicali ancora poco sviluppati in Italia. Un ottimo viatico, aspettando un lavoro sulla lunga distanza.
Voto: 7
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