(Deambula Records/I Dischi Del Minollo/5ive Roses/Shuffle 2007)
Oscurità spettrale è la cifra stilistica di questo primo lp dei The Marigold. Un tuffo in acque torbide popolate di strani mostri che emergono e spariscono negli abissi in rapida successione, come a volerci terrorizzare e sgomentare. Cure, Ulan Bator, A Perfect Circle, il tutto condito in salsa grunge: dark rock sferragliante e claustrofobico quello proposto dal trio, guidato alla produzione dalle sapienti mani di Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust).
Il suo tocco è palese nella intro pianistica Diade2, volteggio struggente di tastiere condito da sospiri finali in vero stile batoriano. Orgy è un tripudio noiseggiante di rabbia primitiva e indemoniata. A Simple Reflex To The Light guarda al mondo introspettivo della scena dark anglosassone, contaminandolo di distorsioni grungettone. In Voices e Dogma il passo si appesantisce, avvicinandosi alle ritmiche grevi degli A Perfect Circle con un cantato fin troppo debitore di Robert Smith. Dopo l’esplosione glaciale che chiude Dogma, Mercury è la quiete dopo la tempesta: il buio è sempre più profondo e le ossessioni stanno banchettando con ciò che rimane della nostra anima sbrindellata. Mongolia è un sussulto voluttuoso che evolve in una deforme litania metallica. 9% è una sinistra danza tribale, ossessiva e vibrante nel suo incedere. I 9 minuti di Erotomania chiudono l’album, nascendo come una sinuosa creatura dagli occhi di fuoco, crescendo tra intrecci fluidi e debordanti e morendo sfilacciandosi progressivamente per scomparire in una nebbia lontana e che tutto copre.
Un lavoro di pregevole fattura, che reinterpreta in modo originale gli stilemi del rock gotico e oscuro degli ultimi decenni. Teso e compulsivo, un disco che graffia e lascia il segno. A dispetto dell’oscurità dell’album, per la band il futuro potrebbe essere luminoso.
Voto: 7
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