(Risingworks Records/Alkemist Fanatix Europe 2008)
Una nuova release metal viene a invadere i nostri amati speaker, stavolta si tratta del nu-metal degli Agabus, che si presentano piuttosto bene con un artwork curato e sicuramente all’altezza.
I quattro lombardi suonano una sintesi di sonorità post thrash/metalcore abbastanza comuni nel genere ai giorni nostri, e in questo purtroppo risulta abbastanza difficile trovare elementi particolarmente originali nelle loro sonorità. Dalla voce del cantante isterica e capace di coprire un range piuttosto vario, ai riff abbastanza monocorde e scialbi… non c’è proprio niente di che.
Il misto di liriche inglesi e italiane non riesce certo a essere nuovo; anzi, la scadente pronuncia anglosassone e i testi frequentemente scorretti (“I wanna searching”, “Leave all your waits”, “We are spirits that we live”… e tutto solo in Sierro!), di sicuro non aiuta la qualità del lavoro. Non era meglio concentrarsi semplicemente sull’italica favella?
Non a caso, forse, uno dei pezzi più coinvolgenti dell’album è proprio la conclusiva India, dove la melodia emerge in maniera più pulita e il testo in italiano (o quasi) funziona. Son sette minuti che non stancano e mettono in risalto qualità insospettabili nel resto dell’album.
La produzione pure non entusiasma: tratta bene le chitarre, mette in risalto le voci e spesso deprime la batteria a un suono abbastanza plastico o poco udibile.
Comunque, tutto sommato non c’è poi tanto da recrminare, è un album adatto a chi adora tali sonorità nu metal moderne e proprio non può farne a meno.
Voto: 6
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