(Killerpool Records/Alkemist Fanatix Europe 2008)
Questo album, confesso, mi ha messo in seria difficoltà. Dalla copertina non avrei saputo bene cosa aspettarmi, immaginavo qualcosa di vagamente metal, invece ero proprio fuori strada.
Il quartetto romano invece punta a tirar fuori un sound pienamente rock, con diverse influenze pop e con tanto di tastiere, però sapete la cosa strana? Avrebbero proprio i numeri per far qualcosa di interessante.
La loro fusione di sonorità vagamente new wave con un italico rock anni ’90 è pienamente riuscita, a tratti sembrano i Sound di Shock of Daylight con un buon misto di Marlene Kuntz e Negramaro (eh lo so, sono sempre quelli… ma seguitemi ancora). Il tutto condito con delle liriche italiche di pregevole fattura e che, per fortuna, non strafanno; ho sempre grandemente apprezzato il costruire una canzone con poche frasi azzeccate e i Kaleidocristo ci riescono spesso e volentieri (con Luce soprattutto).
La produzione è azzecata al punto giusto, fa brillare ogni strumento e mette in giusto risalto la pregevole voce di Paolo (evidente fan di Blixa Bargeld e compagni) e li potenzia al punto giusto.
Secondo me, se riuscissero a scuotersi di dosso ogni singola influenza italiana e a puntare a un loro spazio, ne vedremmo davvero delle belle da parte del gruppo romano. Per ora hanno sfoderato un debutto di più che discreta caratura che interessa e si rivela piacevole ascolto.
Voto: 8
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