(Altrisuoni 2008)
Zeno Garbaglio e Andrea Manzoni sono due trentenni dediti alle esperienze musicali più variegate, dalla classica al jazz fino a sfiorare territori pop-rock. Violoncellista il primo, pianista il secondo, la fusione delle due esperienze dà vita a questo progetto che solca universi elettroacustici, ambientali, tra inviluppi trip-hop, danze techno e tocchi jazzy, danzando su un manto vibrante e densamente cosmico. Un odissea intergalattica cinematica e abbagliante, a cavallo tra Ligeti e Massive Attack, Philip Glass e Air.
Gate è la porta d’ingresso a questo mondo sottile e multiforme: sottili reiterazioni elettroniche fanno da tappeto ai tocchi delicati del piano di Manzoni, deformandosi nel finale per lasciar spazio a Niemandsrose: un vagito pulsante è squarciato dai tagli volenti del violoncello di Garbaglio; dopo un paio di minuti il tutto si trasforma in una danza ipnotica inacidita degna dei migliori Massive Attack, per poi incupirsi e assottigliarsi fino a dileguarsi in un finale etereo e irrequieto. La terza traccia è Chiara, docile nenia ariosa divisa tra gli arpeggi oscuri del violoncello e i lamenti ammalianti del piano. Impro01 è una desolante discesa agli inferi al rallentatore con Ligeti a guida spirituale. Methode accoglie vagiti jazzy su una ritmica techno, come se Joe Zawinul fosse entrato nel cuore dei Prodigy. Orizzonte torna ad atmosfere più meditabonde per i primi 4 minuti, per poi incresparsi sotto i colpi di una chitarra elettrica incendiaria che brucia il romanticismo in un magma bollente spento nel gelo del piano. Impro02 gracida rantolante come fuoco che cova sotto la cenere. Martinsson si apre con un assolo di violoncello che man mano viene travolto da una danza elettronica forsennata che finisce risucchiata in una conduttura jazzcore. Impro14 è un soave componimento per piano accompagnato da balzelli elettronici che fanno capolino qua e là. Chiude la porta di questo mondo inafferrabile Post Gate, oscuro accompagnamento ondeggiante e roteante che si allontana lentamente da noi.
Un lavoro maestoso questo “Gadamer”, che incrocia varie strade e mostra la competenza dei due musicisti. Umorale e apocalittico, teso e cerebrale, un vero capolavoro crossover.
Voto: 9
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