(Interbeat Lab 2008)
Nonostante un’attività pluridecennale, i Roulette Cinese (nome preso in prestito dal titolo di un film tedesco del 1976 che personalmente non conosco) arrivano nel 2008 solo al loro secondo album, che segue l’esordio “Che Fine Ha Fatto Baby Love?” del 2004. Un disco che rimanda a vari livelli al romanzo di Philip K. Dick “Ubik”: innanzitutto le atmosfere sintetico-elettroniche ben si sposano alle ambientazioni fantascientifiche delle opere dello scrittore americano; in secondo luogo le iniziali delle nove tracce del lavoro formano la frase “I Love Ubik”; infine, il testo di Kid C è un cut-up tratto dal libro di Dick.
A livello squisitamente musicale, l’obiettivo è un pop elettronico oscillante tra oscurità e indole dance che mostra in parte sonorità eighties e in parte richiami ai nostrani Subsonica e Bluvertigo.
Il disco è idealmente (anche se a livello stilistico la separazione non è così netta) diviso in due parti: “Ibrido” e “Meccanico”. “Ibrido” comprende le prime cinque canzoni e probabilmente il nome fa riferimento al fatto che, oltre alla breve intro strumentale oscillante e sinistra Ibridomeccanico, i pezzi sono tratti dal precedente lavoro del gruppo (Love Song, Ombre (Sulle Ombre) e Vegetale) più trova spazio una cover di una delle canzoni più recenti del milanese Faust’ò, Exit. Love Song canta un amore morboso in salsa dance-pop. Ombre (Sulle Ombre) è invece più torbida e soffusa, affine a certi Subsonica. Vegetale si mantiene su questa linea, aggiungendo maggiore sensualità e dolore. Exit è delicatissima e struggente, allontanandosi dall’elettronica per avvicinarsi a un pop sintetico più raffinato.
La seconda parte, “Meccanico”, è quella più spiccatamente elettronica, oltre che essere quella in cui si trovano pezzi di nuova gestazione. Un Oscuro Scrutare è elettronica nera da dancefloor. Banalmente Dipendente è una parentesi morbida e sintetica che fa da ponte verso l’elettronica leggiadra dal testo mortale di Io Non Conosco Le Cause Che Portano Alla Morte. Chiude il lavoro Kid C, racconto digitalizzato teso e graffiante.
Un lavoro molto ambizioso, citazionista e che punta molto sull’integrazione tra musica e testo. Pur con episodi di ottima fattura (specie nella seconda parte), non sempre il lavoro si mantiene su alti livelli. Un gruppo da tenere d’occhio in vista di future evoluzioni.
Voto: 6
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