(Cuneiform/Ird 2008)
La Cuneiform prosegue la sua meritoria opera di scoperta della storica formazione sudafricana Brotherhood of Breath di Chris McGregor pubblicando un nuovo album della band che la ritrae in un live inedito, una performance avvenuta alla Berliner Philarmonie il 4 novembre 1971. La band dispiegata nella line up che comprendeva Chris McGregor al piano, Harry Beckett e Marc Charig alla tromba, Nick Evans al trombone, Harry Miller al contrabbasso, Louis Moholo alla batteria, Dudu Pukwana e Mike Osborne al sax alto, Alan Skidmore e Gary Windo al sax tenore, viene presentata dal loro mentore inglese e tutore Ronnie Scott che prepara la platea con sardoniche battute sulla terra che la formazione, band interraziale vittima dell’Apartheid, era stata costretta a lasciare per tentare fortuna a Londra. Nel set di un’ora la formazione mostra tutta la sua potenza e la sua naturale capacità di attraversare i generi passando dalla musica per big band alla Ellington attraversando l’hard bop fino ad arrivare al free prossimo a Ornette Coleman. Partendo dal brano di apertura Nick Tete, un uragano mistico attinto dalla memoria di Dudu Pukwana che si sviluppa attraverso il solo di Becker, integrato dalle voci strumentali di Pukwana e Moholo, che lasciano il trombettista a fungere da ago della bilancia del brano. Passando per Restlessdove si va oltre il bop e McGregor illumina d’immenso il brano con la sua capacità di creare arabeschi sonori con il piano, giudiziosamente e alchemicamente accompagnato da Moholo e Miller, per lasciare spazio allo splendido solo di Marc Charig. Proseguendo nel brano Eclipse at Dawn, dove una base di matrice ellingtoniana viene immersa in un mare lavico di puro free, dove la band si incastra perfettamente senza sbavature e riesce a trasmettere al meglio un senso di dolorosa urgenza. Per giungere alla chiusura con Now dove la band si concede uno swingante blues che decade in una fanfara da brass band, per ricomporsi nell’ultimo brano Funky Boots March, sghemba marcetta di sousiana memoria con cui la formazione chiude lo show, saluta tutti i convenuti, convinti del gradimento dello spettacolo, e si concede all’ovazione finale. Una lezione di eccellente british jazz.
Voto: 8
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