Di Marco Loprete
Franz Kafka rappresenta, ad oggi, sicuramente uno dei capisaldi della letteratura mondiale. I suoi romanzi (gli incompiuti “America” ed “Il castello”, e “Il processo”, forse il più celebre ma non necessariamente il più significativo) ed i racconti (su tutti il magnifico “La metamorfosi”) sono ormai entrati a far parte dell’immaginario collettivo di centinaia di migliaia di lettori e studiosi, al punto tale che l’aggettivo “kafkiano” è oggi di uso pressoché comune.
Ma la letteratura di questo autore cecoslovacco, ebreo ma che scriveva in lingua tedesca è un fitto ed inestricabile labirinto di ossessioni personali, familiari, oscure pulsioni interiori, sensi di colpa non del tutto superati ed altro. Per questo, per mettere meglio a fuoco almeno i motivi fondamentali alla base della produzione artistica di questo autentico genio della penna, la lettura del gustosissimo volumetto di Robert Crumb, intitolato semplicemente “Kafka” ed edito dalla Bollati Boringhieri, può essere un primo, utilissimo, passo.
Il volume, mescolando in maniera assolutamente bilanciata la narrazione di vicende autobiografiche e l’analisi letteraria (entrambe svolte attraverso i testi di David Zane Mairowitz) con le tavole del maestro indiscusso del fumetto underground americano, evoca in maniera semplice e precisa i fantasmi di “Joseph K.”, offrendo interessantissimi spunti di lettura dell’opera del genio praghese.
Un consiglio: se volete sapere di più dell’autore de “Il castello”, allora passate prima per il volume di Crumb. Vi offrirà tutte le basi di cui avrete bisogno per affrontare studi teorici più complessi. Ad ogni modo, uno dei libri più interessanti del 2008.
Link: Editore Bollati Boringhieri, 2008